“La battaglia per il nome: la vittoria di Roberto Sciarrillo contro la famiglia De Curtis”

24 gennaio 2025 – 13:45

Roberto Sciarrillo aveva custodito gelosamente un autografo, ma alla fine ha dovuto cedere. Il murales e il nome del locale sono stati modificati, manca solo quello dedicato al Principe della risata. Lo splendido murales che raffigurava integralmente A livella, celebre poesia di De Curtis che Sciarrillo amava recitare ai suoi clienti, non esiste più. Anche il nome del locale è cambiato da Tot e Peppino a Don Peppino, con la prima “o” accentata in rosso, quasi a suggerire l’ultima sillaba del nome d’arte della grande maschera napoletana. La famiglia De Curtis ha richiesto le modifiche: cartellonistica, menù e arredamenti sono stati tutti rinnovati per un totale di 15mila euro di lavori. La famiglia De Curtis aveva già inviato diffide a centinaia di pizzerie italiane che utilizzavano il nome del grande comico napoletano, sostenuta da una sentenza del Tribunale di Torino che vietava qualsiasi uso non autorizzato dai familiari: “Stiamo cercando di preservare l’immagine di mio nonno”, aveva spiegato Elena De Curtis. Nonostante la resistenza di molti altri ristoratori costretti a cambiare i nomi dei loro locali in seguito alle diffide, Sciarrillo si è opposto. Il motivo? Un trofeo firmato da Liliana De Curtis, figlia di Tot e madre di Elena, durante un evento a Napoli nove anni fa con la dedica: “Alla pizzeria Tot e Peppino”. Queste cinque parole hanno giocato a favore del ristoratore quando nel gennaio 2024 i giudici gli hanno dato ragione contro la famiglia De Curtis. Difeso dall’avvocato Norma Cecconi, Sciarrillo è stato uno dei pochi in Italia a mantenere intatto il nome originale del suo locale. Felice per questa vittoria legale, ha dichiarato: “Mi sono innamorato di Tot alle scuole medie quando la professoressa ci fece imparare le parole e la mimica di A livella”. Quando ha aperto la sua pizzeria nel 2015 a Caselle, ha deciso che sarebbe stato un omaggio al film Tot, Peppino e la Malafemmina del 1956. Tuttavia, dopo soltanto un mese è arrivata una seconda diffida da parte della famiglia De Curtis.

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