La sentenza della Cassazione che ha condannato l’ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci, a sei anni di reclusione per la strage del bus ad Avellino nel 1980, è stata accolita con profondo disappunto dai suoi difensori. “Le decisioni si rispettano anche quando risultano incomprensibili” dichiarano gli avvocati Filippo Dinacci e Paola Severino in una nota ufficiale. Secondo i legali di Castellucci, la sentenza della Suprema Corte è basata su prove non verificate e non supportate dalle risultanze processuali.I difensori sostengono che l’ingegnere Castellucci sia “totale-mente estraneo ai fatti” e che abbia sempre svolto con diligenza i propri doveri di amministratore delegato. La censura, prosegue la nota, riguardava attività esclusiva del progettista, mai indagato. Pertanto, si ritenuto corretta la richiesta del Procuratore Generale della Cassazione di annullare la sentenza.L’accoglimento della condanna da parte della Corte Suprema segnerebbe un precedente pericoloso, rendendo responsabili dei vertici le sole figure più alte della struttura organizzativa. Questo potrebbe avere conseguenze devastanti, spingendo le aziende a evitare la nomina di esperti e professionisti che abbiano commesso errori di valutazione.Gli avvocati Dinacci e Severino assicurano che utilizzeranno tutti gli istituti della legge per far riconoscere l’innocenza del loro cliente. Il difensore Castellucci è pronto a costituirsi, atteso che attendono l’ordine di carcerazione emanato dalla Corte Suprema.La sentenza in questione ha suscitato scalpore e profondo dissenso tra gli operatori economici e giuridici. La mancanza di una chiara motivazione della decisione della Cassazione e la conseguente onnicomprensività delle responsabilità dei vertici hanno alimentato un dibattito acceso sulle implicazioni del caso.La questione sollevata dai difensori di Castellucci mette in luce le difficoltà di conciliare giustizia penale con giustizia civile. La sentenza della Cassazione, infatti, potrebbe avere ripercussioni significative sulle decisioni operative delle aziende e sulla gestione dei rischi.I legali del ricorrente si sono dichiarati fiduciosi nella possibilità di ottenere l’annullamento della sentenza. In base alle informazioni fornite loro, ritennero che il processo avesse riguardato questioni che non dipendevano dalla responsabilità dell’ex amministratore delegato Castellucci.Le dichiarazioni dei difensori e le reazioni degli operatori economici hanno sollevato nuove domande sulla gestione delle crisi aziendali, sul ruolo del controllore della società e sull’eventuale responsabilità dell’amministratore delegato.L’annunciata decisione del Procuratore Generale della Cassazione di annullare la sentenza ha sollevato nuove aspettative tra i sostenitori di Castellucci, mentre molti altri esprimono preoccupazione per l’onnicomprensività delle responsabilità dei vertici aziendali.Il processo di revisione degli atti e delle motivazioni che hanno portato alla condanna dell’ex amministratore delegato sta sollevando nuove riflessioni sull’equilibrio tra giustizia penale, giustizia civile e la gestione dei rischi aziendali.La decisione della Cassazione potrebbe avere ripercussioni significative anche sulla cultura manageriale italiana. Infatti, essa potrebbe indurre gli imprenditori a essere più prudenti nel nominare esperti in posti chiave delle aziende.Il caso ha sollevato una serie di interrogativi su come le società dovrebbero gestire le questioni legate alla sicurezza e al rispetto della legge, soprattutto quando coinvolte nella gestione di imprese con elevate responsabilità sociali.
La Cassazione condanna l’ex amministratore delegato di Aspi per la strage del bus ad Avellino nel 1980.
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