La decisione del ministro dell’Istruzione, Valditara, di vietare l’uso degli asterischi e dello schwa negli atti scolastici si è già rivelata una sorta di bomba a orologeria, pronta a esplodere in un momento imprevisto. E infatti, è proprio il caso del giornalino di un liceo della provincia veneziana che ha acceso le fiamme della polemica, facendo risaltare i limiti e le incongruenze dell’iniziativa governativa.Il “governo delle banalità” che si fa portavoce da alcuni osservatori politici sembra voler imporre un rigore formale e burocratico, con il solo risultato di produrre una censura sottile ma insidiosa, capace di trasformare l’innocuo uso di simboli linguistici in un reato editoriale. Il giornalino del liceo padovano ha utilizzato lo schwa per indicare il suono neutro di alcuni vocaboli e non sembra esserci alcun dubbio sulla buona fede dell’autore, tuttavia la “censura” governativa ha scelto di intervenire.La motivazione addotta è che si tratterebbe di un uso illegittimo dello schwa, in quanto il giornalino non avrebbe fornito una chiara indicazione della rappresentazione utilizzata. Questo porta a domandarsi se i criteri utilizzati per la censura siano ben definiti e trasparenti. E, soprattutto, quale sia l’obiettivo che si vuole raggiungere con questo tipo di iniziativa.La libertà di espressione e di informazione è un diritto fondamentale della nostra costituzione e non potrebbe essere limitato da criteri così elastici e soggettivi. La società civile ha bisogno di dibattere apertamente i temi più importanti senza paura delle “censure” governative o istituzionali.
La censura si fa strada negli atti scolastici con la proibizione degli asterischi e dello schwa.
Date: