La città si riunisce per protestare contro i massacri: un mare di donne invade l’università della Sapienza e prende le strade.

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La mattina di quel giorno in cui la città si riunì per protestare contro i massacri, gli slogan e le canzoni furono il suono della rabbia silenziosa dei milioni di donne che non sono mai state ascoltate ma hanno sempre avuto dentro il potere. La trasparenza del loro dolore nella loro determinazione era evidente: da un lato lo striscione con la frase “Per Ilaria, per Sara, per tutte” si affiancava al grido di “Bruciamo tutto”. Ma non erano solo parole: a fianco dell’ateneo sorgeva il presidio organizzato dalle transfemministe. Era nato in poche ore ma aveva già la potenza di un movimento rinnovato, che come auspicavano le organizzatrici non restasse un’inezia. E infatti era stato così: un marea che si è riversata nella città riempiendo gli spazi pubblici. La polizia parlava di due mila persone ma erano molte più, per loro stessa ammissione “tante da invadere” l’università. Insieme hanno superato i varchi d’ingresso della Sapienza e raggiunto la scalinata del rettorato davanti alla Minerva, che però era chiusa al pubblico anche se appena restaurata e con il suo bel viso rivolto a nord. La gente ha poi preso le strade in cui era transitata anche Ilaria, la giovane studentessa della Sapienza che non aveva più di vent’anni.

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