La tragedia della giovane Saman Abbas ha lasciato nella sua scia un sentimento di profonda angoscia nei confronti di quelli che avrebbero dovuto proteggerla e amarla fino alla fine, ma si sono invece rivelati capaci solo di consegnarla al giudizio della morte in base a una condanna che per loro era stata la scusa perfetta per compiere un’azione senza alcuna pietà. La sentenza di primo grado ha posto luce su un quadro di estrema freddezza e distacco emotivo, capace di lasciare sbigottiti i giudici che hanno ritenuto necessario un atto di accusa ancora più forte per far rispettare la legge. La sostituta procuratore generale Silvia Marzocchi ha condotto la requisitoria di appello con grande solerzia, affiancata dalla dott.ssa Maria Rita Pantani di Reggio Emilia. Questi hanno richiesto un trattamento severissimo per i cinque imputati, chiedendo loro l’ergastolo e un anno di isolamento diurno in base al fatto che la loro azione è stata guidata da puro egoismo senza alcuna considerazione per il dolore e le sofferenze della vittima.
La condanna a morte senza compassione: la storia di Saman Abbas scuote l’opinione pubblica
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