La deportazione dei naufraghi soccorsi in mare: polemiche e preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani

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La questione della deportazione dei naufraghi soccorsi in mare e del rispetto dei diritti umani è al centro di un acceso dibattito internazionale. L’iniziativa della premier Meloni di rendere operativo l’accordo con l’Albania ha scatenato polemiche e preoccupazioni tra le organizzazioni non governative impegnate nel soccorso in mare, come Sos Mediterranee Italia. Secondo la direttrice generale Valeria Taurino, tali accordi violano il diritto internazionale sul soccorso in mare e mettono a repentaglio i diritti individuali delle persone coinvolte.La posizione delle ong è chiara: l’operazione Albania è considerata illegittima e contraria ai principi fondamentali del diritto internazionale e dei diritti umani. La domanda che sorge spontanea è su quale base legale queste persone verranno trasferite in Albania, e se questo rispetterà le norme internazionali in materia di salvataggio in mare.Secondo Taurino, il principio del diritto internazionale è inequivocabile: le persone soccorse devono essere sbarcate nel porto sicuro più vicino. Gli accordi come quello con l’Albania complicano ulteriormente le operazioni di soccorso già ostacolate dalla carenza di mezzi in mare. Le risorse impiegate per questi accordi potrebbero essere utilizzate in modo più efficace per rafforzare le missioni di salvataggio guidate dagli Stati europei nel Mediterraneo centrale, abbandonate dal 2017.L’appello delle ong include la richiesta di revocare gli accordi con Stati terzi che violano i diritti umani e porre fine alla criminalizzazione dei soccorritori. Si auspica un cambio di rotta nelle politiche europee riguardanti il salvataggio in mare, affincheeacute; si ponga al centro il rispetto della dignità umana e dei principi fondamentali del diritto internazionale.

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