La depressione raccontata dal cinema di Sorrentino e Contarello: l’infinito dei limiti umani.

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In un’alchimia strabiliante, le lamentele quotidiane tra me e Contarello, che ci scambiamo a telefono come se fossero momenti rituali di purificazione, hanno generato un’idea sorprendente. L’ho bagnata con la pioggia di criticità e frustrazioni del momento, ma al suo posto, ho cercato di far germogliare qualcosa di nuovo: perché non trasformarle in materiale per una piccola opera d’arte? E’ nato un progetto ambizioso, diretto e interpretato da Umberto Contarello, attore versatile e portento scenico. Un tributo allo stile dei maestri finlandesi Kaurismaki e americani Jarmush, che in film come ‘L’ultima estate di Leland Palmer’ e ‘Mystic River’, ci hanno mostrato il bello dentro la depressione e la disperazione.Ecco l’antefatto de ‘L’infinito’. Nel giro di poche settimane, Paolo Sorrentino ha scritto la storia con Contarello, prendendo come spunto le sue stesse esperienze e quelle che ho provato io. La trama si snoda attorno a un personaggio molto simile a me: uno sceneggiatore ormai al declino. Il cinema di Paolo Sorrentino è già un grande omaggio all’arte, una continua esplorazione dei limiti dell’uomo e del suo essere parte del mondo intessuto dalla società.Nel film “L’infinito” ci sono tre giorni della vita di uno sceneggiatore. Egli sta per subire le conseguenze di un evento tragico avvenuto nella sua città di origine, il suo paese natale, ma soprattutto in una piccola stanza da bagno dove si rese protagonista di un gesto terribile. La storia ha inizio con la morte della madre, a seguito di questo fatto tutto crolla intorno all’io.

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