04 agosto 2024 – 02:32
L’anno precedente, Marcello De Angelis difendeva un ex terrorista legato alla Terza Posizione. Egli affermava con fermezza: “Io sto con Marcello, nessuno di noi era presente a Bologna al momento degli attentati. Chi è stato perseguitato dalla giustizia lo è solo perché qualcuno aveva già deciso chi fossero i terroristi, senza nemmeno attendere indagini e processi approfonditi”. Queste parole risuonavano come un grido di protesta contro un sistema che sembrava aver già emesso sentenza prima ancora che la verità emergesse in tutta la sua complessità. La difesa di De Angelis non si limitava solo alla persona che rappresentava, ma incarnava una lotta per la giustizia e la libertà di pensiero, ponendo in discussione le certezze precostituite e invitando tutti a riflettere sulle implicazioni di un giudizio affrettato e pregiudiziale. La sua voce si elevava come un richiamo all’onestà intellettuale e alla volontà di guardare oltre le apparenze, verso una verità più profonda e sfaccettata. In un contesto segnato da tensioni e divisioni, Marcello De Angelis si ergeva come simbolo della resistenza pacifica e della fiducia nella possibilità di un cambiamento basato sulla ricerca della verità e sulla difesa dei diritti fondamentali di ogni individuo.