La docuserie di Netflix su Yara è stata accolta con opinioni contrastanti, in particolare dalla giornalista Laura Marinaro, co-autrice del libro ‘Yara. Autopsia di un’indagine’. Secondo Marinaro, la serie non ha saputo cogliere l’occasione per fare chiarezza sulla vicenda ormai conclusa di Yara Gambirasio e Massimo Bossetti. La rappresentazione di Bossetti come un eroe dell’ingiustizia nella docuserie è stata criticata per la mancanza di sostanza nelle sue parole e azioni.Marinaro si chiede se ci sia ancora qualcosa da dire sul caso di Yara e se abbia senso dare voce a chi ha commesso un crimine così terribile. La sua posizione è chiara: non ci sono ragionevoli dubbi sulla colpevolezza di Bossetti e la docuserie non aggiunge nulla alla valutazione dei giudici che lo hanno condannato definitivamente.Il libro scritto da Marinaro e Bruzzone si proponeva di narrare la verità dei fatti depurandola dalle speculazioni che circolavano attorno al caso. Le autrici ritengono che la serie televisiva abbia mancato di quella stessa onestà intellettuale necessaria per raccontare gli eventi senza seminare dubbi ingiustificati.Bruzzone e Marinaro sottolineano l’importanza di far comprendere al pubblico il corretto svolgimento del processo che ha portato alla condanna di Bossetti, evidenziando la piena coincidenza tra il suo profilo genetico e quello trovato sulle mutandine della vittima.In conclusione, le autrici ritengono che la serie Netflix su Yara abbia mancato l’obiettivo di chiarire i fatti in modo esaustivo, alimentando invece dubbi infondati nel pubblico.
La docuserie Netflix su Yara delude le aspettative: opinioni contrastanti sull’approccio alla vicenda di Yara Gambirasio e Massimo Bossetti.
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