02 giugno 2024 – 12:59
La vicenda del macellaio 48enne di Reggio Calabria, incensurato ma finito in cella per aver accoltellato due malviventi provenienti da Catania che stavano saccheggiando la sua abitazione, ci offre uno spaccato della realtà distorta della giustizia odierna. Mentre uno dei ladri è morto poco dopo essere stato abbandonato davanti a un ospedale, il secondo rischia la vita dopo un’operazione urgente. La conferma del fermo per omicidio e tentato omicidio sembra mettere in luce quanto la giustizia sia ormai distante dalla protezione degli onesti cittadini.Il gip, agendo più come pubblico ministero che come giudice, sembra dare per scontata la colpevolezza del macellaio senza considerare gli elementi a favore della legittima difesa putativa. Secondo la ricostruzione dei fatti, l’uomo si sarebbe difeso da un’aggressione armata senza rendersi conto di aver ferito i malviventi nel caos della colluttazione. Tuttavia, il gip sembra ignorare questi dettagli e accusare l’uomo anche per aver fatto rumore durante la difesa, attirando l’attenzione dei ladri.L’avvocato Ivano Iai sottolinea l’importanza per il giudice di valutare il favor innocentiae e i presupposti della legittima difesa putativa in situazioni di aggressione supposta ma non reale. Se vi fosse responsabilità nell’omicidio, dovrebbe essere considerata come colposa. Tuttavia, sembra che il sistema giudiziario stia preferendo una visione rigida e poco incline alla comprensione delle dinamiche complesse di un conflitto improvviso come quello vissuto dal macellaio.Questa vicenda evidenzia quindi non solo le lacune nel sistema giudiziario italiano ma anche la necessità di rivedere le modalità con cui vengono valutati casi simili, tenendo conto non solo delle azioni effettive ma anche delle circostanze e delle intenzioni dei soggetti coinvolti.