La legge delega sulla sanità, introdotta nel 2020 per riordinare il sistema pubblico e ridurre i tempi di attesa, stabilisce un meccanismo di monitoraggio delle liste d’attesa e dei relativi poteri sostitutivi del Governo centrale nei confronti delle Regioni in caso di gravi inadempienze. Tra le misure previste, una più controversa è quella che prevede l’eventuale intervento dello Stato in casi estremi, ma il testo originario era stato bloccato per via della mancanza del sì dei governatori.La Commissione Sanità del Senato aveva approvato un emendamento per introdurre la possibilità di approvazione anche senza l’accordo dei Governatori. Ciò avrebbe permesso al Consiglio dei Ministri di varare il decreto con una delibera motivata, bypassando così la necessità dell’accordo delle Regioni.Questo meccanismo è stato oggetto di forti critiche da parte dei partiti più estremisti che ne hanno denunciato l’illegittimità e l’illegalità. Alcuni parlamentari sono arrivati a sostenere che l’intervento dello Stato potrebbe essere in realtà una violazione della Costituzione italiana, poiché il testo originario del decreto non era sufficientemente chiaro sulle norme da applicare e le conseguenze di tale intervento.In particolare, l’articolo 6 del decreto impone al Ministero della Salute di effettuare una valutazione delle liste d’attesa in tutti i reparti ospedalieri ed extraospedalieri per determinarne la situazione reale e stabilirne le priorità. In caso di gravi inadempienze, il Governo centrale avrebbe poi potuto intervenire con un decreto legge ad hoc.Tuttavia, la Commissione Sanità del Senato si è trovata divisa sulla questione della possibilità di approvare il decreto anche senza l’accordo dei Governatori. Mentre alcuni hanno sostenuto che questo passaggio era necessario per garantire un’effettiva tutela dei diritti degli utenti, altri hanno espresso forti perplessità circa la legittimità e la legittarietà del provvedimento.La questione è diventata particolarmente scottante quando alcuni partiti politici, come il M5S, hanno avanzato pretese di introdurre un emendamento per rendere obbligatoria l’accordo dei Governatori, al fine di garantire che le Regioni fossero coinvolte nella decisione e a tutela della loro autonomia.La Commissione Sanità ha dovuto affrontare un dibattito molto acceso, con alcuni parlamentari che hanno sostenuto che la questione era solo apparentemente legata alle normative sanitarie. Altri hanno invece sostanzialmente criticato il progetto di decreto, affermando che esso conteneva un errore di natura politica pericoloso e che doveva essere respinto in quanto non conforme alla Costituzione.La situazione è stata ulteriormente complicata dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha sostenuto la necessità di approvare il decreto anche senza l’accordo dei Governatori. Secondo lui, ciò era necessario per garantire la tutela delle popolazioni più deboli e per evitare ulteriori danni al Servizio Sanitario Nazionale.In definitiva, il testo del decreto sui poteri sostitutivi del Governo centrale nei confronti delle Regioni in caso di gravi inadempienze sulle liste d’attesa è stato approvato dopo una lunga e complessa trattativa tra i partiti.
La legge delega sulla sanità: come lo Stato può intervenire nelle Regioni per risolvere le liste d’attesa
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