09 marzo 2025 – 16:45
La lotta contro l’epatite C in Piemonte ha visto quasi 100.000 persone sottoporsi al test dall’inizio del 2021, con 97 casi positivi confermati. Tuttavia, il numero reale potrebbe essere superiore considerando i casi non diagnosticati che si nascondono sotto la superficie. La vera sfida dell’epatite C risiede nella sua natura silenziosa e subdola, spingendo la Regione a lanciare un appello affinché nessuno sottovaluti il pericolo: la tempestiva diagnosi è fondamentale poiché permette di guadagnare tempo prezioso per contrastare la progressione della malattia, che può portare a danni irreversibili al fegato e richiedere persino un trapianto.Il virus dell’epatite C (HCV) rappresenta la principale causa di malattie croniche epatiche, con possibili conseguenze gravi fino alla morte: entro il 2030 circa il 20% dei pazienti sviluppa cirrosi nel giro di 10-20 anni, mentre circa l’1-4% sviluppa epatocarcinoma successivamente. Il periodo di incubazione varia da due settimane a sei mesi e spesso l’infezione acuta è asintomatica, colpendo circa il 70% delle persone infette in modo silente.In Italia, circa il 12,2% della popolazione ha avuto contatto con il virus dell’epatite C e tra lo 0,74% e l’1,7% presenta attualmente un’infezione attiva. La trasmissione avviene attraverso il contatto con sangue infetto. La terapia raccomandata per l’epatite C garantisce un trattamento sicuro ed efficace per tutti i pazienti, indipendentemente dall’età o dalla gravità della malattia epatica. Questo approccio terapeutico combina diversi farmaci somministrati per via orale e cura oltre il 95% dei casi con pochi effetti collaterali.Non esiste ancora un vaccino preventivo per l’epatite C; pertanto, la prevenzione si basa sulla riduzione del rischio di esposizione al virus attraverso misure igieniche mirate a evitare il contatto con sangue contaminato sia negli ambienti sanitari che nelle popolazioni ad alto rischio.