“La memoria delle vittime della mafia: un dovere culturale per le nuove generazioni”

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14 luglio 2024 – 20:12

Il coraggioso giudice Cesare Terranova è stato un esempio per molti, tra cui Gaetano Costa, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. È stato il primo a investigare sulla spietata cosca dei Corleonesi, comprendendo che la mafia era un’organizzazione criminale unitaria coinvolta con elementi della politica, della massoneria, dell’amministrazione pubblica e dell’economia. Il film “Il Giudice e il Boss” narra la storia di Terranova e del maresciallo di polizia Lenin Mancuso che combattono contro il male incarnato dal boss Luciano Liggio e dagli uomini corrotti delle istituzioni. Nonostante il processo a Bari nel 1969 abbia portato alla detenzione di alcuni membri della mafia dei Corleonesi, i capi principali come Luciano Liggio e Totò Riina rimasero impuniti.Pasquale Scimeca sottolinea l’importanza di non dimenticare le vittime della mafia solo durante le commemorazioni ufficiali ma di creare un movimento culturale che le renda note alle nuove generazioni come esempi da seguire. Troppi media celebrano i boss mafiosi, alimentando falsi miti tra i giovani anziché onorare le vittime dell’orrore mafioso. È fondamentale dare rispetto a tutte le vittime della mafia e raccontarne le storie per promuovere una presa di coscienza civile e un’azione culturale forte contro questo fenomeno.Il film, prodotto da Arbash in collaborazione con Rai Cinema, vede nel cast anche Naike Anna Silipo ed Enrico Lo Verso. La lotta contro la mafia non deve essere solo giudiziaria o operativa ma anche culturale per sensibilizzare la società sull’importanza di contrastare questa forma di criminalità organizzata.

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