14 settembre 2024 – 11:40
La misteriosa scomparsa di Alex Marangon dall’abbazia di Vidor continua ad avvolgere il caso in un velo di enigmi e ipotesi. Le analisi tossicologiche condotte dalla specialista Donata Favretto dell’Università di Trieste hanno rivelato la presenza di ayahuasca nel corpo del giovane, aprendo così nuovi scenari nella vicenda. Le sostanze allucinogene, proibite in Italia, sollevano dubbi sulla dinamica degli eventi che hanno portato alla morte del barista di Marcon.Nonostante le prime ipotesi di omicidio siano state avanzate in seguito alle lesioni incompatibili con cadute accidentali o autolesioniste riscontrate durante l’autopsia, la famiglia di Alex resta saldamente convinta che la verità non sia stata ancora completamente svelata. Il padre del ragazzo respinge categoricamente l’idea che suo figlio fosse coinvolto nell’assunzione di droghe e insiste sul fatto che la causa della sua morte siano i colpi ricevuti.Il racconto dei partecipanti alla cerimonia sciamanica a cui Alex aveva preso parte suggerisce che il giovane si sia allontanato volontariamente dal gruppo quella notte, senza fare ritorno. Le richieste di soccorso sono arrivate solo al mattino successivo, lasciando spazio a interrogativi sulle circostanze della sua morte e sul ruolo giocato dagli organizzatori colombiani della cerimonia.L’insolito ritrovamento del cadavere dell’uomo su un isolotto sul Piave, a valle dell’abbazia, ha alimentato ulteriori speculazioni sulla vicenda. L’alternarsi di scenari contrastanti e la fitta rete di misteri intorno al caso mantengono viva l’intricata trama dell’indagine. Resta da chiarire se l’ayahuasca abbia giocato un ruolo determinante nella tragica fine di Alex o se altri fattori siano entrati in gioco.Mentre si attendono ulteriori dettagli dalla relazione sugli esami tossicologici, una cosa è certa: la verità su quanto accaduto quella notte rimane avvolta nel mistero, alimentando il dolore e la ricerca incessante della giustizia da parte della famiglia del giovane barista.
