12 dicembre 2024 – 21:15
Durante la fredda notte del 24 novembre, un giovane tunisino di soli 22 anni si è trovato al centro di una drammatica serie di eventi che hanno cambiato per sempre il corso della sua vita. Fares Bouzidi, questo il suo nome, si è ritrovato coinvolto in un inseguimento ad alta velocità con i carabinieri, un tragico incidente stradale e la morte di Ramy Elgalm. Le parole pronunciate dal suo avvocato Marco Romagnoli risuonano nella sua mente come un eco lontano mentre cerca di fare i conti con le conseguenze dei suoi atti.Dopo essere stato interrogato per due ore dalla gip milanese Marta Pollicino e dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafina insieme ai suoi difensori legali, Fares ha cercato di spiegare le sue azioni quella notte fatale. Ha raccontato di aver reagito istintivamente alla vista della macchina dei carabinieri, scappando per paura poiché non possedeva la patente di guida. Non voleva fare del male a nessuno, ma il panico lo ha spinto a compiere scelte che hanno avuto conseguenze tragiche.Ora, mentre si trova ricoverato in ospedale a causa delle ferite riportate nell’incidente, Fares riflette sul senso di colpa che lo assale. La morte di Ramy Elgalm pesa sul suo cuore come un macigno, rendendolo consapevole dell’irreparabile danno causato dalle sue azioni spericolate. La sua giovane età e la mancanza di esperienza lo hanno portato a compiere scelte sbagliate che ora devono essere affrontate con coraggio e determinazione.Mentre gli occhi stanchi fissano il soffitto dell’ospedale, Fares si chiede se ci sarà mai perdono per quanto accaduto quella notte. Spera che la giustizia possa fare luce sulla verità dei fatti e che possa trovare un modo per redimere le sue colpe. Ma sa che nulla potrà riportare in vita Ramy Elgalm o cancellare il dolore provocato alle famiglie coinvolte.In quel letto d’ospedale, circondato dal silenzio della notte, Fares Bouzidi affronta il proprio destino con dignità e speranza nel futuro, consapevole che dovrà pagare per le sue azioni ma desideroso di riscattarsi agli occhi del mondo e soprattutto alla propria coscienza tormentata.