15 maggio 2024 – 20:14
Un’opera straordinaria e misteriosa emerge dal passato, svelando un piccolo capolavoro nascosto per oltre un secolo: il “Giudizio Universale di Ginevra”, dono di Michelangelo a Alessandro Allori, ritrovato grazie alla tenacia e alla passione degli studiosi. Quest’opera, dipinta su finissima tela di lino con dimensioni di 96,52 x 81,28 cm, rivela dettagli sorprendenti che affascinano gli esperti d’arte rinascimentale.La figura del Cristo Giudice, priva di barba come nell’affresco della Cappella Sistina, si staglia audacemente insieme ad altri personaggi incompleti o solo abbozzati, creando un effetto di movimento e dinamicità unico. Gli angeli apteri, senza ali, aggiungono un tocco di mistero e spiritualità all’opera. Tra i “salvati” si distingue un presunto autoritratto di Michelangelo più giovane rispetto all’iconografia tradizionale dell’artista.La conoscenza tecnica dell’olio su tela dimostra la maestria e la versatilità del genio michelangiolesco, che sembra aver appreso questa tecnica da Sebastiano del Piombo durante il suo soggiorno a Roma intorno al 1512. Il ritrovamento dettagliato dell’opera negli archivi fiorentini del 1792 rivela la sua storia travagliata tra diverse proprietà e restauri nel corso dei secoli.Grazie al lavoro accurato di Antonio Casciani nel 2015, il dipinto è giunto fino a noi in condizioni eccellenti, permettendo agli studiosi di condurre approfondite analisi scientifiche sulla sua composizione e sulla figura enigmatica di Michelangelo. Studi stilistici, storici e scientifici hanno arricchito la comprensione di quest’opera straordinaria attraverso spettrofotometria, stratigrafia e riflettografia.Il “Giudizio Universale di Ginevra” continua a suscitare meraviglia e ammirazione per la sua bellezza intramontabile e per i segreti che ancora cela tra le sue pennellate antiche.