La tutela ristretta dei soggetti di massima pericolosità rappresenta un aspetto fondamentale nella gestione delle strutture penitenziarie, come si evince da una circolare emanata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) datata 27 febbraio scorso. La sua rilevanza è stata anticipata dal quotidiano Il Fatto in un recente articolo di cronaca.Il documento in questione enfatizza l’importanza della segregazione rigida per i detenuti con il massimo livello di sicurezza richiesta, ponendo attenzione alle strategie volte a prevenire l’intensificarsi dei contatti tra gli internati. Tra le ragioni che giustificano tale misura vi è la necessità di evitare un aggravamento del rischio di diffusione dell’influenza criminale esercitata da detenuti con alto profilo di pericolosità, compresi i capi delle organizzazioni criminali e terroristiche.Questo approccio si basa su due fattori principali: la prevenzione della perpetuazione di condotte devianti all’interno delle strutture carcerarie e l’eliminazione del potenziale pericoloso rappresentato dai soggetti con maggiore caratura criminale, come ad esempio esponenti di consorterie mafiose o terroristiche.
La segregazione dei detenuti di massima pericolosità nell’approccio del DAP
Date: