02 luglio 2024 – 18:35
La sentenza della Corte Costituzionale ha confermato la decisione del tribunale di Roma e ha sconfessato il Senato, consentendo così l’utilizzo delle intercettazioni legate ad Armando Siri, all’epoca senatore della Lega. Il ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri sollevato da piazzale Clodio è stato accolto dalla Consulta, che ha annullato l’atto parlamentare del Senato del 9 marzo 2022 che negava l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni, ritenendolo in contrasto con la Costituzione.Il nodo della questione risiedeva nella richiesta del Giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Roma di utilizzare in giudizio otto intercettazioni relative a un soggetto non parlamentare coinvolte nell’allora senatore Siri. Queste intercettazioni erano state effettuate durante le indagini condotte dalla Procura di Palermo su alcuni imprenditori attivi nel settore delle energie rinnovabili, prima che emergessero sospetti di corruzione a carico di Siri.Il Senato dovrà ora esprimersi nuovamente sulla questione. La Corte Costituzionale ha stabilito che il diniego da parte di Palazzo Madama riguardante le intercettazioni del 15 maggio 2018 ha limitato le attribuzioni del Giudice ricorrente, poicheeacute; ha cercato autonomamente di valutare le condotte attribuite al parlamentare anzicheeacute; operare un vaglio conforme alla giurisprudenza costituzionale. Pertanto, la Consulta ha deciso che il Senato dovrà riesaminare le intercettazioni successive al 15 maggio e pronunciarsi in merito.