Mi sono trovato nella necessità di recarmi presso la questura di Lecco per procedere al rinnovo del mio permesso di soggiorno, un’operazione che richiedeva il sacrificio di arrivare sul posto già alle prime luci dell’alba, precisamente alle 5 del mattino. Una volta giunto sul luogo, mi sono ritrovato in una situazione paradossale: una lunga fila si era già formata davanti all’ingresso dell’ufficio immigrazione e dovevo mettermi in coda insieme ad altri cittadini stranieri desiderosi di regolarizzare la propria posizione nel Paese. La prassi prevedeva che ognuno scrivesse il proprio nome su un foglio predisposto a tal fine, ma se questo foglio fosse stato già troppo pieno, ciò avrebbe comportato il dover fare ritorno il giorno successivo per ripetere l’intera procedura da capo. Quel momento di attesa, tra volti sconosciuti e storie diverse, mi ha fatto riflettere sulla complessità e sulla fatica che molte persone affrontano quotidianamente solo per poter restare legalmente in un Paese che non è il proprio. In quel contesto burocratico e spesso disumano, ho colto l’importanza della solidarietà e della comprensione reciproca come antidoti alla frustrazione e all’impazienza che inevitabilmente si manifestano in simili circostanze.
“La solidarietà nell’attesa: riflessioni dalla questura di Lecco”
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