La speranza fiorisce nel cuore della foresta, il viaggio di Alice verso l’ignoto narrato da Carroll nell’opera di Tenniel.

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20 febbraio 2024 – 20:13

Il cinema brilla sul red carpet, da Cannes ai Bafta fino agli Oscar. L’attenzione è puntata sulla stagione delle premiazioni e sulle stelle più luminose.

Nel cuore di una città antica, tra vicoli stretti e case colorate, viveva una famiglia come tante altre. La loro dimora era una piccola villetta circondata da un giardino rigoglioso, dove fiori di ogni colore sbocciavano in primavera. Ma ciò che rendeva questa casa diversa dalle altre era il muro imponente che la separava dal resto del mondo: il muro di Auschwitz. Eravamo negli anni Quaranta, un’epoca segnata dalla guerra e dall’orrore, con il fumo delle ciminiere che si stagliava sullo sfondo come un macabro presagio.Jonathan Glazer, celebre regista britannico noto per opere come “Sexy Beast”, “Birth” e “Under The Skin”, ha dato vita a un capolavoro cinematografico imperdibile tratto dal romanzo “La zona di interesse” di Martin Amis. Dopo il successo al Festival di Cannes, dove ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, il film si prepara all’attesa notte degli Oscar con ben cinque candidature.Il racconto segue la vita quotidiana di una famiglia particolare, composta dal comandante del campo di concentramento Rudolph Höss, interpretato magistralmente da Christian Friedel, sua moglie Hedwig (interpretata da Sandra Huller) e i loro quattro figli. In apparenza tutto sembra normale: le madri passeggiano con le loro figlie, gli ufficiali pranzano nei locali della mensa e la burocrazia procede senza intoppi negli uffici.Tuttavia, dietro le facciate ordinarie si cela l’orrore indicibile del campo di sterminio. Mentre Rudolph discute dei dettagli tecnici per migliorare l’efficienza dei forni crematori, al di là del muro migliaia di vite vengono spezzate brutalmente nelle camere a gas. Un contrasto straziante tra la normalità apparente e l’orrore nascosto.Il romanzo originale di Martin Amis è stato accolto con scetticismo da alcuni editori per la sua visione irriverente dell’Olocausto, ma è proprio questa audacia narrativa che fa emergere la crudeltà e l’assurdità della persecuzione degli ebrei durante quegli anni bui della storia umana.Il film trasmette in modo avvolgente lo spettatore dentro quel contesto infernale, sottolineando con maestria il tema della violenza insita nell’uomo. La colonna sonora sorda che accompagna le scene rivela gradualmente il suono costante della macchina dello sterminio in funzione, un eco sinistro delle atrocità commesse nel silenzio più assordante.In un’intervista rilasciata alla Festa del Cinema di Roma nove anni fa durante le riprese del film, Jonathan Glazer rifletteva sui cambiamenti nel panorama mondiale e sulla persistenza degli orrori nella storia umana. Il suo messaggio rimane attuale: bisogna guardare al passato non per sentirsi al sicuro nel presente, ma per affrontare la violenza interiore che può portare nuovamente alla tragedia se non tenuta a bada.

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