Durante l’audizione davanti ai giudici della prima Corte d’Assise di Roma, Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, ha raccontato con dolore e rabbia l’atroce scoperta del corpo di suo figlio. Mentre cercava di identificarlo tra le macabre ferite inflitte dalla brutalità e dalla bestialità degli aguzzini, le fu impedito di vedere altro che il volto martoriato di Giulio. Coperto da un telo che ne celava la nudità dei segni delle torture subite, chiese disperatamente di poter almeno guardare i piedi del figlio per un ultimo saluto. Ma una suora le rispose con freddezza: “Suo figlio è un martire”. In quel momento tragico e sconvolgente, Paola comprese la crudeltà dell’atto compiuto nei confronti del giovane ricercatore friulano.Le parole strazianti della madre di Giulio Regeni gettano luce sulla terribile verità che si nasconde dietro il sequestro e l’uccisione del figlio. L’accusa nei confronti dei quattro agenti egiziani coinvolti nel caso diventa ancora più grave alla luce delle testimonianze toccanti e cruente fornite da Paola durante il processo. La sofferenza e l’ingiustizia vissute dalla famiglia Regeni emergono in tutta la loro crudele realtà, mettendo in discussione non solo la responsabilità individuale degli imputati ma anche il contesto politico internazionale in cui si è consumata questa tragedia.La figura di Giulio Regeni si staglia come simbolo di coraggio e impegno per la ricerca della verità e della giustizia in un mondo spesso dominato dall’arbitrio e dalla violenza. La sua morte rappresenta un monito contro l’impunità dei potenti e la negazione dei diritti umani fondamentali. Attraverso la voce commossa di sua madre, il ricordo di Giulio continua a vivere come una testimonianza indelebile dell’iniquità perpetrata ai danni di chi osa sfidare i regimi autoritari e difendere i valori della libertà e della dignità umana.
La tragica testimonianza di Paola Deffendi: la lotta per la verità e la giustizia.
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