La trasparenza mancante sul suicidio assistito: 5 Regioni respingono le richieste di accesso ai dati.

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01 aprile 2025 – 14:18

La richiesta di suicidio assistito ha conosciuto un aumento esponenziale nel nostro Paese dal 2020, anno in cui è stata introdotta la legge sulla morte volontaria. La norma prevede che i pazienti affetti da malattie terminali o invalidanti possano chiedere ai medici l’aiuto per morire con dignità e senza sofferenze inutili.Tuttavia, nonostante questo progresso legislativo, è emerso un problema di fondo: la mancanza di trasparenza e di informazioni disponibili sul numero reale di richieste di suicidio assistito formulate dai pazienti alle Asl. Secondo i dati forniti da 11 Regioni su 21 richieste presentate dall’associazione Luca Coscioni, dal 2020 ad oggi sono arrivate alle Asl circa 51 richieste di suicidio assistito.Tra queste richieste ci sono anche casi in cui il paziente è ancora in attesa della risposta. Altre Regioni hanno fornito dati dettagliati sui risultati dei pareri medici: ad esempio, nel Veneto si registra un parere positivo del 20% (10 su 51 richieste), un 38% di negativi (19 su 51) e il restante 42% è formato da pazienti che hanno deciso di rinunciare alla richiesta.Ma cosa accade con le Regioni che non rispondono o che negano l’accesso ai dati? Ecco dove entrano in gioco le normative sull’accesso civico e la trasparenza amministrativa. In particolare, il caso dell’accesso civico generalizzato prevede che i cittadini abbiano diritto a richiedere informazioni sugli atti e documenti relativi alle loro domande.Secondo l’associazione Luca Coscioni, 5 Regioni (Lazio, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Puglia e Trentino-Alto Adige) hanno formalmente respinto le richieste di accesso ai dati sui suicidi assistiti. Altre Regioni, come la Valle d’Aosta, Toscana, Umbria, Molise e Basilicata, non rispondono in alcun modo alla domanda, eludendo l’obbligo di trasparenza.L’Associazione Luca Coscioni esprime profonda preoccupazione per questo stato di fatto. “Non può essere che le stesse istituzioni incaricate di fornire servizi ai cittadini rifiutino loro informazioni sulla disponibilità dei servizi. Questo è un chiaro segnale di una politica sanitaria e amministrativa in crisi”.I dati disponibili confermano l’esigenza di introdurre modifiche alla normativa italiana per assicurare che i pazienti abbiano accesso alle informazioni necessarie per prendere decisioni sane sulla propria vita.

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