25 agosto 2024 – 02:20
Una strada antica e suggestiva, lastricata di pietre, si snoda attraverso la campagna di Ivrea, scendendo dalla Valle d’Aosta e seguendo il corso della Serra. Ci troviamo seduti a un tavolino lungo questo percorso intriso di storia, respirando l’aria fresca che scende dalle montagne circostanti. Questa è la via Francigena, percorsa dai pellegrini diretti a Roma, ma è anche la strada degli eserciti, tracciata secoli fa da Bernardo, zio di Carlo Magno. Proprio qui, 1.250 anni fa, si consumò una battaglia epica tra i Longobardi guidati da Adelchi e le forze alleate del principe.Il tema del tradimento viene affrontato con profondità da Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose. Nel tumulto dell’anno 2020, Enzo fu allontanato dalla sua creazione dopo un’ispezione vaticana. In questo contesto campestre fra Albiano e Ivrea, ci si interroga sul concetto stesso di tradimento: una ferita che lacera l’anima in profondità. Ma Enzo riflette anche sulla necessità insita in certi tradimenti e sulla complessità delle relazioni umane.Il monachesimo ha rappresentato per Enzo una vocazione maturata nel tempo, preceduta da un periodo di ricerca interiore prima dell’avvento della Comunità di Bose e dello studio approfondito della Bibbia. La sua figura è diventata un punto di riferimento ecumenico per la Chiesa cattolica e ortodossa; infatti i patriarchi delle chiese orientali hanno visitato Bose nel corso degli anni.Guardando al presente e al futuro, Enzo riflette sulla natura mutevole della Chiesa cattolica contemporanea: il Papa non detiene più un potere temporale come in passato ma esercita un forte influsso politico orientativo. A oltre 80 anni, Enzo continua a pregare costantemente per il ritorno di Gesù Cristo, mantenendo viva la fede in un mondo sempre più incerto.