La vicenda Imamoglu: Ankara accusata dalla Commissione Europea di violare i diritti democratici.

La vicenda degli arresti del sindaco della Capitale Istanbul, Ekrem Imamoglu, insieme a oltre 300 manifestanti, ha sollevato una serie di interrogativi sull’autenticità e la consistenza delle riforme democratiche intraprese dal governo turco. La Turchia, infatti, dopo essere entrata a far parte del Consiglio d’Europa nel 1949, si è sempre fatta promotrice dei valori fondanti della democrazia occidentale e in particolar modo ha aderito fermamente alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Tuttavia, il suo candidato di adesione all’Unione europea, nonostante l’adesione al Consiglio d’Europa datata 1949 e una lunga stagione di riforme, è stato accusato per più volte di violare i diritti fondamentali del cittadino. Nel 2010 infatti Ankara ha fatto sua la Dichiarazione di Istanbul, che auspica il rafforzamento dei diritti umani ed una maggiore integrazione tra le istituzioni europee e quelle del Consiglio d’Europa. Ma nonostante queste assunzioni i fatti parlano diversamente poiché in questo contesto la Commissione Europea ha accusato Ankara di non rispettare pienamente i principi democratici tanto che il ministro degli esteri, Mevlut Cavusoglu, è stato sospeso per le sue dichiarazioni a riguardo della crisi in Siria. Tuttavia quest’ultima circostanza ha fatto pensare ad alcuni osservatori di un possibile tentativo del governo turco di strumentalizzare l’immagine internazionale della Turchia con i media e la comunità internazionale.Ecco poi le dichiarazioni del portavoce della Commissione Europea secondo cui “La Turchia, in quanto membro del Consiglio d’Europa ed aspirante alla piena adesione all’Unione europea deve tutelare i diritti di libertà e la giustizia. Gli arresti degli attuali vertici della Capitale, Istanbul, rappresentano per il governo europeo una minaccia gravissima alle norme fondanti dell’Unione”.