La visita di Benjamin Netanyahu a Washington, dopo la ripresa delle ostilità a Gaza e il crollo del mercato azionario causato dai dazi imposti da Trump, si è conclusa con un colpo di scena: l’annullamento della conferenza stampa ufficiale tra i due leader. L’amministrazione americana non ha fornito motivazioni ufficiali, ma secondo fonti accreditate potrebbe essere dovuto all’imbarazzo dei due leader nell’affrontare le critiche sulla politica di Trump e la sua inadeguatezza nel gestire la crisi globale. Netanyahu, arrivato a Washington dopo una visita in Ungheria, ha avuto colloqui con il segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Sbarcato negli Stati Uniti direttamente da una visita in Ungheria, Bibi ha affermato che questo è il segno della speciale relazione personale tra i due leader e del legame unico tra Stati Uniti e Israele, così vitale in questo momento. L’annuncio dei dazi contro l’Unione Europea non sembra aver sortito gli effetti sperati dal presidente americano, poiché anche Israele è stato colpito dalla scure delle tariffe del 17% imposte da Trump. Tuttavia, Netanyahu ha cercato di evitare la criticità della situazione e ha sottolineato che l’incontro con Trump era un segno della speciale relazione personale tra i due leader e del legame unico tra Stati Uniti e Israele. Dazi a parte, il premier israeliano è sbarcato a Washington anche per cercare la sponda del presidente americano su altri due dossier: la guerra a Gaza e gli ostaggi e la minaccia dell’Iran. La tregua mediata dagli Stati Uniti si è conclusa con un fallimento, poiché Israele ha ripreso l’offensiva militare e ha imposto un blocco di cinque settimane agli aiuti nella Striscia, una mossa aspramente criticata dall’Onu e le organizzazioni umanitarie. Almeno 10 civili sono stati uccisi negli ultimi attacchi aerei israeliani in diverse zone di Gaza, inclusa una tenda per la stampa vicino all’ospedale Nasser a Khan Younis. Dalla fine del cessate il fuoco, secondo i dati del ministero della Salute palestinese, sono oltre 1.400 le vittime dei raid israeliani, mentre Hamas ha denunciato che le forze israeliane hanno ucciso 490 bambini palestinesi nella Striscia negli ultimi 20 giorni. Il presidente francese Emmanuel Macron, quello egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il re Abdallah II di Giordania hanno fatto fronte comune contro i piani del tycoon e hanno chiesto un immediato ritorno al cessate il fuoco sottolineando che la governance e il mantenimento dell’ordine e della sicurezza a Gaza, così come nell’insieme dei territori palestinesi, deve essere esclusivamente sotto l’egida di un’Autorità nazionale palestinese rafforzata e che goda di un sostegno regionale e internazionale forte. Per discutere della situazione nella Striscia, proprio poche ore prima dell’incontro tra Trump e Netanyahu, Macron ha anche organizzato una teleconferenza con il presidente americano, Sisi e Abdallah, come ha riferito l’Eliseo. Riguardo all’Iran, Trump ha insistito anche con Bibi di volere colloqui diretti con Teheran su un nuovo accordo per frenare il programma nucleare del regime, ma ha anche assicurato al premier il suo sostegno in caso di un attacco di Israele contro gli impianti iraniani se non si raggiungesse un’intesa. L’elenco delle vittime dei raid israeliani è lungo e tragico: oltre 1.400 sono i morti, mentre Hamas ha denunciato che le forze israeliane hanno ucciso 490 bambini palestinesi nella Striscia negli ultimi 20 giorni. L’Onu e le organizzazioni umanitarie hanno aspramente criticato la mossa di Israele nel blocco degli aiuti nella Striscia, che è stato imposto dopo la rottura della tregua mediata dagli Stati Uniti. La guerra a Gaza non sembra avere fine: mentre Netanyahu si incontra con Trump, i piani per un nuovo accordo sull’ Iran continuano ad essere oggetto di discussione tra le due parti, e la crisi in Medio Oriente sembra essere sempre più lontana dalla risoluzione.
La visita di Netanyahu a Washington: un incontro strappalacrime e la guerra a Gaza che continua.
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