“La vita accanto”: la forza interiore di Rebecca contro il giudizio esterno.

Il giudizio su di noi stessi è una macchia che ci accompagna fin da piccoli, un’ombra che può ridursi o espandersi fino a paralizzarci. Marco Tullio Giordana, accettando la proposta di Marco Bellocchio per dirigere “La vita accanto”, affronta questo tema con profondità. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Maria Pia Veladiano, racconta la storia di Maria e Osvaldo, una coppia alle prese con l’inquietudine e il giudizio esterno quando la loro figlia Rebecca nasce con una macchia sul viso. Maria non accetta il difetto della figlia, ma Rebecca dimostra una forza interiore straordinaria, trovando sostegno nella zia Erminia, famosa concertista.La narrazione si sviluppa negli anni ’80 in una ricca famiglia vicentina dove emergono equilibri fragili e tensioni latenti. La giovane Rebecca, interpretata da Viola Basso, Sara Ciocca e Beatrice Barison a seconda dell’età, affronta il mondo con determinazione nonostante il giudizio altrui. La madre Maria, alle prese con problemi mentali post partum, si confronta con le sue paure e insicurezze tramite la figura coraggiosa della figlia.Il tema della macchia sul viso diventa metafora delle imperfezioni che portiamo dentro di noi e del modo in cui affrontiamo il giudizio degli altri. Beatrice Barison esordisce sul grande schermo nel ruolo di Rebecca, evidenziando il coraggio e la forza interiore del personaggio nel non lasciarsi condizionare dalle opinioni esterne. Attraverso la musica e la determinazione, Rebecca trova la sua strada senza dipendere dal giudizio altrui.”La vita accanto” si pone quindi come uno specchio delle nostre insicurezze e dei pregiudizi che ci circondano, invitandoci a riflettere sulla capacità di superare i limiti imposti dalla società e abbracciare la nostra autenticità senza timori.