Bach: Dialoghi tra Rigore e Improvvisazione, un Incontro Culturale

Bach: Un Dialogo tra Rigore e Improvvisazione, un Viaggio tra CultureDomenica 7 dicembre, il teatro comunale “Maria Caniglia” di Sulmona ospita un incontro musicale unico nel suo genere: “Bach is in the air”.
Questo concerto, inserito nella 73/a stagione della Camerata Musicale, propone un’affascinante esplorazione del genio di Johann Sebastian Bach, attraverso il dialogo in musica tra Ramin Bahrami, pianista iraniano di fama internazionale nel panorama bachiano, e Danilo Rea, virtuoso del jazz con solide radici nella formazione classica.

L’idea alla base del progetto è quella di trascendere le presunte dicotomie tra filologia e improvvisazione, tra l’adesione rigorosa al testo e la libertà espressiva.
Bahrami, interprete profondamente immerso nello spirito della musica di Bach, offre una lettura attenta e rispettosa della partitura, mentre Rea, con la sua sensibilità jazzistica, vi aggiunge un tocco di colore e di imprevedibilità, improvvisando nello stile bachiano e creando un continuo gioco di rimandi.

Non si tratta di una semplice fusione di generi, ma di una vera e propria conversazione musicale, dove due linguaggi apparentemente distanti si illuminano a vicenda.
“È un esperimento che ci accompagna da tempo,” spiega Rea, “un viaggio attraverso il vastissimo repertorio attribuito a Bach.
L’obiettivo non è una trasfigurazione radicale, ma una reinterpretazione che onori la partitura originale, infondendola di nuove sfumature attraverso l’improvvisazione.
La musica barocca, infatti, contemplava l’improvvisazione come parte integrante del processo creativo: il rispetto per la struttura fornisce la sicurezza necessaria per osare.
“Il confronto tra i due musicisti si fa più esplicito dietro le quinte, dove emergono interrogativi fondamentali sul ruolo dell’interprete.
Bahrami sottolinea come lo spartito, pur rappresentando un punto di partenza fondamentale, lasci spazio all’inventiva del momento, a variazioni e rielaborazioni improvvise.
“Il testo di Bach è vivo, in costante movimento,” afferma il pianista iraniano.
In una dinamica che ribalta i ruoli, Bahrami rivolge a Rea una domanda provocatoria: “Perché hai abbandonato gli studi classici?”.
La risposta rivela la profonda connessione del pianista jazz con la tradizione classica, che si manifesta nel suo tocco raffinato e nel suo dominio degli stili.

“Danilo è tanto figlio della classica quanto del jazz,” ammette Bahrami, riconoscendo l’influenza della formazione classica nel suo modo di affrontare il jazz.

Al di là della mera tecnica musicale, emergono temi di rilevanza umana e culturale.

Bahrami condivide il suo profondo dolore per le tensioni globali, per le guerre che insanguinano il mondo.

In un momento storico segnato da conflitti e divisioni, l’artista iraniano esprime il suo impegno per la cultura umanistica, ricordando il suo ruolo cruciale nella promozione della comprensione e della tolleranza.

“Dove c’è cultura, è più difficile ricadere nella barbarie,” conclude Bahrami, auspicando un futuro in cui l’arte e la conoscenza possano contribuire a costruire un mondo più pacifico e armonioso.
Il concerto si configura quindi non solo come un evento musicale, ma come un appello alla responsabilità culturale, un invito a riscoprire il valore della conoscenza come strumento di crescita e di convivenza.

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