Dalle colline assisiensi, cullate dalla memoria di San Francesco, e dalle valli abruzzesi, intessute di resilienza e spiritualità, si propaga un’eco potente: la ferma convinzione che la pace non sia un’illusione, ma un obiettivo raggiungibile attraverso l’impegno condiviso e la sua salvaguardia come patrimonio universale.
Questo è il messaggio che il Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha voluto proferere ad Assisi, durante le celebrazioni dedicate al patrono d’Italia, un invito rivolto a ogni pellegrino, a ogni sindaco abruzzese, a ogni comunità locale che ha scelto di abbracciare le istituzioni in questa giornata di riflessione e speranza.
L’Abruzzo e l’Umbria, terre benedette dalla presenza di figure emblematiche come San Francesco e Celestino V, condividono una profonda vocazione alla pace e alla riconciliazione.
Il legame simbolico che unisce Assisi e L’Aquila, la Porziuncola e il Santuario di Collemaggio, non è meramente geografico, ma spirituale, radicato in una storia di umiltà, di perdono e di apertura verso il prossimo.
Celebrare il patrono della nazione da Assisi, per l’Abruzzo, significa evocare un’eredità millenaria, un’eco di valori che risuona ancora oggi nelle coscienze.
Essere investiti di tale rappresentanza nazionale rappresenta un onore elevato, un riconoscimento tangibile del profondo tessuto culturale, religioso e storico che caratterizza l’Abruzzo.
Questo onore, tuttavia, porta con sé una responsabilità: quella di incarnare i principi di fratellanza, di dialogo e di giustizia, valori intrinseci al messaggio francescano e imprescindibili per la costruzione di un futuro di pace.
Oltre alla dimensione spirituale, l’appello di Marsilio sottolinea l’importanza dell’azione concreta.
La pace non si conquista con proclami, ma con il lavoro quotidiano, con la capacità di costruire ponti tra culture e genti diverse, con la promozione di una società inclusiva e solidale.
Richiede un impegno costante per affrontare le cause profonde dei conflitti, per combattere le disuguaglianze e per difendere i diritti umani.
La sfida che ci attende è complessa, ma non insormontabile.
Richiede coraggio, visione e soprattutto la capacità di collaborare, superando ogni forma di egoismo e di particolarismo.
Dalle montagne abruzzesi, come da Assisi, si leva un invito: accogliamo la lezione di San Francesco, impariamo ad amare il prossimo, a perdonare le offese, a costruire insieme un mondo più giusto e pacifico.
È un dovere verso il passato, una speranza per il futuro.








