L’arte contemporanea a Milano secondo le opere di Maurizio Cattelan e le performance di Marina Abramović.

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Nel suo primo lavoro cinematografico, il regista esplora la nostalgia dei tempi passati, rievocando l’epoca del boom economico con un tocco di malinconia.

Nelle sale da ballo dei ricordi, si danzava al ritmo de Il Mondo di Jimmy Fontana, tra il fumo delle sigarette e le risate degli innamorati. Gli uomini sfoggiavano pantaloni a quadri e le donne acconciature bombate, mentre la mitica Fiat 500 simboleggiava la rinascita di un’Italia che guardava fiduciosa al futuro. I palloni di cuoio nei cortili facevano da compagne alla nostra infanzia, testimoni silenziosi dei nostri giochi spericolati. Zamora ci trasporta negli anni Sessanta con il suo primo film da regista, un’opera che parla di crescita e di sogni in un’Italia in cui tutto sembrava possibile. Ricordiamo i vicini che avevano già la televisione e noi tutti affollati nel salotto davanti ai programmi in bianco e nero di Mike Bongiorno, circondati dalle strisce della carta da parati. L’epoca d’oro del cinema italiano si intreccia con i fotoromanzi d’amore e le nuove tecnologie come le calcolatrici Olivetti, mentre le pubblicità promettono miracoli ai malati convalescenti. Le donne rivendicano libertà indossando fili di perle e guanti, pronte a tagliare gli orli per abbracciare la minigonna. È l’Italia dell’ottimismo, della speranza nel futuro migliore che tarda ma arriverà sempre. Guardando le foto del cast con Neri Marcore, Alberto Paradossi, Marta Gastini e gli altri attori coinvolti nel progetto cinematografico, ci immergiamo ancora una volta nell’atmosfera magica degli anni Sessanta italiani.

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