Sembra già quasi di sentirlo nell’aria il Rantantiro, la canzone con cui ogni anno il 6 gennaio si apre ufficialmente lo Storico Carnevale di Ivrea. Questa celebre pifferata è un vero e proprio emblema del Carnevale e viene abbinata al San Salvatore, la composizione che celebra l’omonimo rione della città. «Le due musiche vengono unite perché il Rantantiro non è lungo abbastanza» spiega Roberto Stevanella, 53 anni, entrato nel gruppo dei Pifferi e Tamburi a 14 anni sulle orme del padre e oggi presidente dello stesso. Se è vero che per tutti gli eporediesi e per gli amanti di questa antica manifestazione non c’è musica più gradita e simbolica di questa gioiosa marcia militaresca, forse però non tutti sanno che ogni anno la componente sceglie un altro brano per dare il via alla manifestazione. «Ogni 6 gennaio prima di partire ci mettiamo in cerchio in Piazza di Città ed eseguiamo un brano particolarmente legato a una figura del gruppo che ci ha lasciati nell’ultimo anno, ricordiamo così ciascuno attraverso una musica amata».
Protagonisti dell’apertura della manifestazione, Pifferi e Tamburi accompagnano lo svolgersi della festa e il Corteo Storico in ogni momento, suonando da mattina a sera per le vie della città. «Tendenzialmente chi suona lo fa per tutto il giorno, servono tante energie, ma il calore del pubblico ci sostiene sempre ed è un aiuto prezioso – spiega Roberto – ovviamente poi, in base alle esigenze delle persone, all’età e anche al desiderio di tirare di alcuni, possono essere organizzati dei turni». Tra le file di Pifferi e Tamburi si contano più di 40 elementi di ogni età, ma solitamente a sfilare insieme sono circa 25 persone. «Luca, il nostro elemento più giovane, ha 17 anni, mentre il più anziano è mio padre che con i suoi 82 anni alle volte ancora viene a suonare con noi».
Amatissimi e conosciuti per il loro ricco repertorio musicale che conta circa 40 pezzi con musiche della tradizione popolare o utilizzate nelle campagne napoleoniche e sabaude, i pifferi si caratterizzano anche per il loro particolare strumento: il piffero canavesano. Fino a metà degli anni Ottanta costruito direttamente da alcuni membri del gruppo, questo strumento viene oggi realizzato da un artigiano di fiducia, seguendo con attenzione le specifiche fornite dal gruppo. «I pifferi americani e inglesi sono più lunghi, hanno una tonalità in mi bemolle e un suono più basso, i nostri hanno una tonalità in sol e un suono più acuto, mentre quelli francesi in re e il loro suono è una via di mezzo» spiega Roberto.
Per continuare a fare crescere il gruppo, Pifferi e Tamburi organizzano nella loro sede corsi di formazione aperti a tutti e divisi in due livelli: un primo di avvicinamento allo strumento nel quale vengono insegnate le posizioni e circa 5 canzoni e un secondo, cui si accede dopo avere superato un esame, di perfezionamento. Quest’ultimo permette di sostenere l’esame finale che porta all’inserimento nel gruppo. «Dal 2020 daremo vita anche a un corso base di tamburo per bambini: in tanti hanno mostrato interesse e abbiamo quindi pensato di realizzare delle lezioni speciali più giocose, pensate proprio per i più piccoli». Pronti a iniziare?
Pifferi e Tamburi aspettano tutti il 6 gennaio, a partire dalle 22, presso La fenice per la loro festa.