Le vie dell’Amicizia: il concerto di Muti a Lampedusa come simbolo di solidarietà umana e cultura interculturale

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Il maestoso muro della cava, che circonda il suggestivo teatro di Lampedusa, si erge imponente come una barriera di pietra illuminata da candele tremolanti, simbolo potente di un confine carico di significati nell’isola, dove si respira il dramma dei migranti. La sua superficie giallastra, che ricorda le antiche terre dell’Egitto secondo le parole di Muti, è solcata da segni che evocano croci e sembra assorbire e riverberare i suoni vivaci degli strumenti multicolori dell’Orchestra Luigi Cherubini, ben 15 in totale sul palco. Questi strumenti sono stati realizzati con le assi dei barconi che hanno trasportato i migranti fino a questo luogo, provenienti dal laboratorio situato nel carcere di Opera grazie all’iniziativa della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. Un’iniziativa nata dall’intuizione di Arnoldo Mosca Mondadori che ha dato vita a legni carichi di storie oscure e speranze luminose, testimoniando i viaggi travagliati di donne, uomini e bambini attraverso mari tempestosi.Riccardo Muti, il celebre direttore d’orchestra, guida con passione la XXVIII edizione de Le vie dell’Amicizia presso il teatro naturale della cava a Lampedusa. Questa edizione del Ravenna Festival è interamente dedicata al tema dei migranti e alla loro ricerca disperata di salvezza in un mondo spesso indifferente alle loro sofferenze. Muti sottolinea l’importanza non solo di salvare le vite umane in pericolo ma anche di pensare al futuro e al benessere delle persone dopo il salvataggio. Egli critica l’attuale disinteresse europeo per la cultura rispetto ad altre realtà come Seul o la Cina che investono massicciamente nella musica e nelle arti come veicoli fondamentali per la connessione tra culture diverse.Il concerto a Lampedusa diventa così un omaggio sentito all’isola e alla sua comunità generosa, seppur con la mancanza delle istituzioni ufficiali che non sono presenti in modo tangibile durante l’esibizione musicale. Muti sottolinea l’importanza simbolica del repertorio eseguito quella sera, con particolare riferimento al commovente Stabat Mater composto da Giovanni Sollima su antichi versi siciliani. Questa intensa composizione musicale tratta un tema universale: il dolore materno per la perdita di un figlio, incarnando il sacrificio e la sofferenza condivisi da tutte le madri nel mondo.Il programma della serata si apre con una suggestiva composizione elettroacustica commissionata appositamente per l’occasione al contrabbassista Alessandro Baldessari della Cherubini. Questo brano evocativo introduce lo spettatore in un viaggio sonoro attraverso le vicende tragiche della velocista somala Samia Yusuf Omar e delle migliaia di individui costretti a fuggire dalle guerre e dalla miseria nel tentativo disperato di trovare una nuova speranza altrove.In questo contesto artistico vibrante e coinvolgente si intrecciano storie umane profonde, tradizioni millenarie e speranze infrante contro gli scogli dell’indifferenza globale. Il concerto a Lampedusa diventa così non solo un momento musicale straordinario ma anche un atto politico culturale che invita alla riflessione sulla solidarietà umana e sul ruolo imprescindibile della cultura nel dialogo tra popoli diversi.

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