03 giugno 2024 – 20:13
Massimo Troisi, artista napoletano dalle mille sfaccettature, ci ha lasciato prematuramente a soli 41 anni, ma il suo impatto sulla cultura e sull’immaginario italiano è ancora tangibile oggi. La sua vita è stata segnata da un cuore malato, una valvola mitrale che lo ha accompagnato fin dalla sua infanzia segnata dalle febbri reumatiche. Ma il “cuore” per Troisi non era solo un organo fisico, era il simbolo della sua esistenza e della sua visione artistica. Il suo romanticismo istintivo e la sua poetica personale hanno contribuito a plasmare un’arte unica e profonda.Troisi ha saputo portare alla luce un lato romantico e malinconico dei napoletani che pochi avevano osato esplorare prima di lui. Il suo talento lo avvicina più alla sensibilità nascosta di Totò o al contrasto tra forza fisica e timidezza di Buster Keaton piuttosto che alla lezione teatrale di Eduardo De Filippo. Il film-ritratto di Mario Martone, “Laggiù qualcuno mi ama”, ha reso omaggio a questo straordinario artista napoletano, riscuotendo successo in tutto il mondo e ricevendo importanti riconoscimenti come il David di Donatello.La casa della sorella Adriana all’Infernetto, dove si spense quella notte del 4 giugno 1994, è diventata un luogo simbolico per i suoi fan e per chiunque abbia amato la sua arte. Troisi aveva ancora tanto da raccontare al mondo, ma la sua eredità culturale rimane viva grazie alle sue opere immortali che continuano ad ispirare generazioni di spettatori. La magia del cinema e del teatro italiano deve molto a questo genio creativo che seppe trasformare la propria sofferenza in arte universale.