La Spezia, crocevia strategico per l’industria nautica e militare, rappresenta un’opportunità irrinunciabile per il rilancio economico del territorio, come sottolinea Massimo Perotti, presidente e CEO di Sanlorenzo.
Lungi dall’essere una semplice location di supporto al successo aziendale, la città ligure incarna un potenziale inespresso, un ecosistema industriale pronto a esplodere.
La visione di Perotti va oltre la tradizionale concezione del porto come mero hub di transito merci.
Si tratta di ripensare l’infrastruttura portuale come piattaforma avanzata per la produzione e la manutenzione di imbarcazioni, sia civili che militari.
La Spezia, con la sua consolidata tradizione manifatturiera, può ambire a diventare un polo d’eccellenza, un faro per l’innovazione nel settore della nautica da diporto e della difesa navale.
L’analogia con l’industria automobilistica tedesca – un modello di eccellenza ingegneristica e produttiva – evidenzia l’ambizione di posizionare l’Italia come leader globale nella nautica, un primato che richiede un cambio di paradigma nel modo in cui vengono pianificati e gestiti i territori.
Il futuro del commercio marittimo, già segnato dalle mutate condizioni climatiche e dall’apertura di nuove rotte nell’Artico, impone una flessibilità strategica e una capacità di adattamento che la Spezia possiede, ma che deve essere valorizzata.
Un elemento cruciale per la realizzazione di questa visione è la riconversione di aree militari sottoutilizzate, un patrimonio inestimabile lasciato inalterato per decenni.
Gli arsenali, con i loro 120 ettari di superficie già strutturata, rappresentano una risorsa strategica capace di generare un effetto moltiplicatore sull’occupazione: per ogni posizione diretta, si creano quattro posti di lavoro indiretti, stimolando un circolo virtuoso di crescita economica e sociale.
La collaborazione tra il settore privato e la Marina Militare, con la possibilità di un utilizzo temporaneo delle aree, si configura come una soluzione pragmatica e sostenibile.
La sfida, quindi, non è solo di natura economica, ma anche politica e culturale.
Richiede una visione di lungo termine, una capacità di superare inerzie burocratiche e una volontà di investire nel futuro.
La Spezia, con la sua vocazione naturale e la sua tradizione industriale, può diventare un modello di sviluppo sostenibile, un esempio virtuoso di come la sinergia tra pubblico e privato possa generare opportunità di crescita e prosperità per l’intero territorio.
La riconversione di queste aree non è solo una questione di spazio, ma una questione di visione, un atto di fiducia nel potenziale inespresso della città e delle sue persone.