La scelta legislativa di stabilire limiti ai mandati consecutivi dei sindaci in base alla dimensione demografica dei Comuni non può essere considerata manifestamente irragionevole, a condizione che sia garantito un equo bilanciamento tra i diritti e i principi costituzionali coinvolti da questa decisione. Questo principio è stato ribadito dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 196, in cui ha respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Regione Liguria riguardo a una disposizione del decreto-legge n. 7 del 2024 che ha modificato la disciplina del Testo unico degli enti locali. La Corte ha sottolineato l’importanza di trovare un punto di equilibrio tra la volontà popolare espressa attraverso il voto e la necessità di garantire il rinnovamento e la pluralità nell’amministrazione delle città. In questo contesto, limitare i mandati consecutivi dei sindaci potrebbe favorire una maggiore partecipazione democratica e impedire l’insediamento di poteri consolidati a lungo termine. Tuttavia, è essenziale che tali limitazioni siano proporzionate e rispettino i principi fondamentali della Costituzione italiana, come l’uguaglianza, la libertà e la rappresentanza politica. In definitiva, la decisione della Corte costituzionale conferma che la regolamentazione dei mandati dei sindaci deve essere attentamente valutata per garantire un adeguato equilibrio tra stabilità istituzionale e rinnovamento democratico nelle amministrazioni locali.
Limitare i mandati dei sindaci per favorire il rinnovamento democratico
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