12 marzo 2025 – 17:55
L’aumento della temperatura media globale, causato dai cambiamenti climatici, ha portato a una serie di conseguenze rilevanti per l’ecosistema del Mediterraneo e di conseguenza per la biodiversità presente in quest’area. Un segnale allarmante è stato l’avvistamento per la prima volta in acque italiane della triglia aliena Parupeneus forsskali, specie endemica del Mar Rosso e del Golfo di Aden. Questo evento è stato sottolineato da Francesco Tiralongo, autorevole ittiologo e ricercatore dell’Università di Catania, il quale ha evidenziato come la presenza crescente di specie aliene nel Mediterraneo sia un campanello d’allarme per gli equilibri ecologici locali.Negli ultimi decenni si è registrata un aumento significativo della presenza di queste specie non autoctone, favorito proprio dalle variazioni climatiche che stanno interessando la regione mediterranea. Il riscaldamento delle acque ha creato condizioni più favorevoli per l’insediamento e lo sviluppo di organismi provenienti da altre aree geografiche, con potenziali effetti invasivi sulle specie autoctone.Le conseguenze di questa invasione biologica possono essere molteplici e spesso imprevedibili. Gli squilibri ecologici generati dall’introduzione di nuove specie possono compromettere l’equilibrio naturale degli habitat marini, mettendo a rischio la biodiversità locale. Inoltre, le attività economiche legate alla pesca e all’acquacoltura potrebbero subire ripercussioni negative a causa della competizione con le nuove specie introdotte.È quindi fondamentale monitorare attentamente l’evoluzione di queste dinamiche e adottare misure tempestive per contrastare l’invasione biologica nel Mediterraneo. Solo attraverso una gestione oculata delle risorse marine e un’impostazione sostenibile delle attività umane sarà possibile preservare la ricchezza ambientale e biologica di questa regione così importante dal punto di vista naturalistico ed economico.