09 settembre 2024 – 17:45
Le luci viola provenienti dal Po hanno incantato gli occhi abituati alla frenesia cittadina, risalendo il fiume fino a via Accademia Albertina e illuminando via Po con un fascino unico. Questo spettacolo dialogava con l’antica struttura romana della città, le opere dorate di Giulio Paolini e i numeri della serie di Fibonacci di Mario Merz che adornavano la Mole Antonelliana. È quasi passato un quarto di secolo da quando Rebecca Horn, insieme a Danile Buren e Gilberto Zorio, ha portato le Luci d’Artista in un contesto internazionale e inesplorato su suggerimento di Fiorenzo Alfieri e Sergio Jaretti per ridisegnare l’immagine grigia, triste e noiosa di Torino.Nel 1997, mentre la Fiat lanciava la nuova Punto, Pino De Maria chiedeva al Comune di trasformare Torino da una città metalmeccanica a una destinazione turistica. Nonostante le resistenze iniziali, l’entusiasmo per la Punto si accoppiò con i Mondiali di sci a Sestriere e la candidatura olimpica. La designazione come sede olimpica arrivò nel giugno del ’99 dopo l’inaugurazione delle prime Luci d’Artista in una fredda giornata del dicembre 1998.I cinque cerchi olimpici luminosi nella piazza Castello ancora non pedonalizzata simboleggiavano auspici positivi e dialogo con gli artisti locali. Ida Gianelli del Castello di Rivoli e Nino Castagnoli della GAM formarono un duo eccezionale che supportò Alfieri per una seconda edizione ancora più straordinaria dei festeggiamenti. L’inizio del rifacimento delle facciate decadenti lungo via Po vide l’introduzione di innovative soluzioni amministrative ideate con rara intelligenza.Richi Ferrero fu incaricato di progettare un sistema illuminante uniforme per via Po e liberare infine piazza Vittorio dall’invasione automobilistica, segnando così la fine di un’imposizione del passato.