“L’uomo di argilla”: la rinascita di Raphael tra mito e arte contemporanea

“L’essenza trasformativa dell’arte e della rinascita si intrecciano in ‘L’uomo di argilla’, il primo film della talentuosa regista francese Anaïs Tellenne. Con Raphaël Thiéry ed Emmanuelle Devos come protagonisti, questa piccola favola alchemica ci catapulta nell’universo del Golem, creatura informe della tradizione ebraica che prende vita grazie alla magia della cabala.Raphael (Thiéry) è un gigante dal cuore gentile, un orco con un solo occhio che vive con sua madre e incanta tutti con la sua abilità poetica nel suonare la fisarmonica nel gruppo musicale etnico ‘Terra gallica’, immersi nei paesaggi suggestivi della Borgogna. Nonostante svolga umili mansioni come cacciare le talpe o curare il giardino, Raphael conserva una sessualità primitiva che esprime liberamente con la postina del villaggio, in incontri fugaci tra i boschi.La sua esistenza subisce una svolta quando Garance Chaptel (Devos), erede affascinante e artista concettuale, fa il suo ingresso nel castello. Raphael è subito attratto da lei in modo inedito, aprendo le porte a sentimenti mai provati prima. Grazie alla presenza di Garance, il gigante con benda all’occhio scopre la bellezza e intravede la possibilità di una redenzione personale, di essere plasmato nuovamente dalla stessa argilla da cui è stato originariamente creato.La donna propone a Raphael di posare per una statua d’argilla a grandezza naturale, dando vita a un “pensatore di Garance”. Durante questo processo creativo intenso, Raphael osserva ogni singola parte del suo corpo prendere forma sotto le sapienti mani dell’artista fino a diventare un doppio d’argilla con cui si identifica completamente.Anaïs Tellenne rivela l’ispirazione dietro il film: l’incontro tra la mitologia ebraica del Golem e l’arte scultorea contemporanea. La figura del Golem, plasmata dai rabbini con la parola ‘verità’ sulla fronte – che se modificata diventa ‘morte’ – trova un parallelo potente nella scultura di Raphaël da parte di Garance. Questo connubio tra antico e moderno, tra mito e realtà artistica, crea uno scenario affascinante che invita lo spettatore a riflettere sulla trasformazione interiore attraverso l’espressione artistica.”

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