Mafia e potere a Aprilia: il procuratore Lo Voi denuncia un nuovo clan criminale interno all’amministrazione cittadina

Date:

04 luglio 2024 – 10:50

La criminalità organizzata, in particolare la mafia, continua a prosperare nonostante le incertezze, le opinioni divergenti e le resistenze. Questo è quanto sottolineato dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, il quale ha condotto un’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco di Aprilia e ha rivelato l’esistenza di un nuovo clan che aveva preso il controllo della città e si era esteso fino alla Capitale. Lo Voi non usa mezzi termini e invita a mantenere alta l’attenzione su questa situazione preoccupante.È essenziale concentrarsi su questi aspetti cruciali, specialmente in un periodo in cui si gestiscono fondi importanti come quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e si organizzano grandi eventi come il Giubileo. La vicenda di Aprilia, una delle città più importanti del Lazio, rappresenta una storia fatta di potere, profitto, influenze e violenza, in cui il potere criminale si intreccia con quello istituzionale.Le indagini hanno portato all’emissione di venticinque misure cautelari: ventuno persone sono finite in carcere, due ai domiciliari e due interdittive. Sono stati coinvolti imprenditori, piccoli criminali e membri noti della ‘ndrangheta. Anche il sindaco di Aprilia, appartenente al centrodestra Lanfranco Principi è stato posto ai domiciliari. Secondo l’ordinanza che conta oltre quattrocento pagine, durante le elezioni del 2018 avrebbe stretto un accordo con un nuovo clan per ottenere voti.Le intercettazioni telefoniche documentano la scalata al potere orchestrata da Principi insieme al clan locale. Si parla di favoritismi nei confronti delle aziende legate alla criminalità organizzata attraverso appalti diretti e assunzioni mirate. Questa rete corruttiva coinvolgeva anche funzionari comunali che garantivano il pagamento dei debiti alle società affiliate al clan.L’indagine condotta nel 2018 sotto la supervisione della procuratrice aggiunta Ilaria Cal e del pubblico ministero Francesco Cascini rivela dialoghi tra gli indagati che evidenziano la complicità tra Principi e il clan: “Faremo un comune nel comune”, dicevano gli indagati al telefono. Principi si vantava di avere deleghe chiave come bilancio, tributi, rapporti con le aziende e personale pubblico che potevano essere utilizzate per favorire gli interessi della cosca.Questa intricata rete criminale dimostra quanto sia importante combattere con determinazione la presenza della mafia nelle istituzioni locali per garantire la legalità e la trasparenza nella gestione pubblica.

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