“Maria Falcone difende la memoria civile: il 23 maggio sacro alla storia italiana”

Maria Falcone, con fermezza e determinazione, richiama l’attenzione di alcuni funzionari del ministero su un punto cruciale: il 23 maggio rappresenta una data sacra per la memoria civile dell’Italia. La sorella del coraggioso magistrato ucciso oltre tre decenni fa insieme alla sua compagna Francesca Morvillo e a tre valorosi agenti della polizia di Stato, non può accettare la decisione del ministero dell’Istruzione di programmare le prove selettive per il concorso da preside proprio in quella giornata. Questa scelta infelice cade proprio durante le celebrazioni in ricordo della strage di Capaci, suscitando profondo sdegno e indignazione.Le spiegazioni offerte dal Ministero sono ritenute offensive da Maria Falcone: in una nota ufficiale viene sottolineata la presunta scarsa partecipazione al concorso in Sicilia, con soli 2.470 docenti iscritti su un totale di 24.944 candidati. Inoltre, si fa notare che l’orario delle prove è stato fissato tra le 14.30 e le 15.45 per consentire ai partecipanti e al personale incaricato della vigilanza di partecipare alle manifestazioni della mattina o della sera.Tuttavia, per Maria Falcone queste motivazioni appaiono quanto meno discutibili: la sensibilità e il rispetto dovrebbero essere i principi guida in casi simili, evitando sovrapposizioni che possano offendere la memoria delle vittime e delle loro famiglie. La lotta contro la criminalità organizzata e il ricordo dei sacrifici fatti da chi ha combattuto per un’Italia migliore devono rimanere al centro dell’attenzione collettiva, senza permettere che eventi importanti come le celebrazioni per la strage di Capaci vengano offuscati da questioni burocratiche.In conclusione, Maria Falcone si erge a difesa dei valori fondamentali della giustizia e della memoria storica del Paese, chiedendo un rispetto pieno e totale verso quegli eventi che hanno segnato in modo indelebile la storia italiana. La sua voce si eleva come monito contro ogni forma di dimenticanza o superficialità nel trattare argomenti così delicati e significativi per l’intera nazione.