Marine americano detenuto in Russia chiede aiuto: “Washington deve agire”

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L’ex marine statunitense Paul Whelan ha recentemente superato i 2.000 giorni di detenzione in Russia, una triste pietra miliare che sottolinea l’incredibile quantità di tempo trascorsa in prigione per un presunto crimine mai commesso. Arrestato il 28 dicembre 2018 e condannato a 16 anni per spionaggio, un’accusa strenuamente respinta da Whelan e considerata infondata anche dal governo degli Stati Uniti, si trova attualmente nel remoto campo di prigionia a Mordovia. Da questa posizione isolata, l’ex marine chiede con forza al suo paese d’origine di prendere sul serio la sua situazione e agire con decisione. “Washington deve intervenire e fare qualcosa”, ha dichiarato con determinazione, suggerendo misure drastiche come riempire Guantanamo Bay con funzionari russi o intensificare gli arresti di spie russe per ottenere un’azione risolutiva da parte del Cremlino. In questo modo, spera che la pressione diplomatica possa finalmente portare alla sua liberazione insieme a quella dell’amico Evan Gershkovich.

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