Maurizio Donadoni porta sul palco la storia di Matteotti con un coinvolgente spettacolo teatrale che emoziona il pubblico.

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17 marzo 2024 – 20:46

Il 10 giugno 1924, in un torrido martedì di sole sul Lungotevere Arnaldo da Brescia a Roma, Giacomo Matteotti, il coraggioso deputato socialista che si batteva contro le illegalità della nascente dittatura mussoliniana, venne rapito e brutalmente ucciso da un gruppo di fascisti guidati da Amerigo Dùmini. Il suo corpo fu ritrovato solo due mesi dopo, ma la sua memoria e il suo sacrificio rimangono vividi ancora oggi.A distanza di cento anni da quel tragico evento che avrebbe potuto cambiare il corso della storia italiana per l’indignazione che suscitò nell’opinione pubblica, Maurizio Donadoni porta in scena Matteotti Medley, un documentario teatrale che ripercorre la vita del giovane antifascista le cui vicende personali si intrecciano inestricabilmente con quelle politiche. La regia di Paolo Bignamini dà vita a uno spettacolo coinvolgente che sarà in scena all’Oscar di Milano dal 21 al 24 marzo e alla Basilica di Roma dal 14 al 19 maggio.L’attore sottolinea come Matteotti abbia lasciato un’impronta così profonda nella memoria collettiva che oggi quasi ogni città italiana ha una via o una piazza a lui intitolata. Tuttavia, nonostante la diffusa toponomastica a lui dedicata, pochi conoscono veramente la sua storia e il suo impegno civile.Donadoni racconta di aver dedicato tempo allo studio del Teatro civile, approfondendo le vicende di Matteotti dopo aver affrontato altri temi cruciali come il Vajont e la Rosa Bianca. Matteotti era molto più di un politico: amava la letteratura, praticava il canottaggio e possedeva addirittura un’auto nel lontano 1914.La figura di Matteotti continua ad essere attuale per Donadoni perché rappresenta l’eroismo quotidiano e la lotta per i valori democratici. Attraverso lo spettacolo si vuole far riflettere sul tema della prevaricazione e sull’importanza della democrazia, tematiche fondamentali anche ai giorni nostri.Nel solco tracciato dalla frase pronunciata da Matteotti prima della sua morte, Donadoni mette in scena una riflessione sulla natura mutevole del totalitarismo e sulla necessità costante di vigilare sui diritti democratici. Matteotti aveva sposato una causa nobile e ha pagato con la vita il suo impegno per difendere le libertà civili.Il desiderio dell’attore è quello di portare lo spettacolo anche nei luoghi simbolo legati alla storia di Matteotti, come il viaggio del suo corpo su un treno notturno ordinato dal ministro Federzoni. Un omaggio finale attraverso un treno d’epoca nelle stazioni italiane potrebbe rendere giustizia alla memoria dell’uomo che sacrificò tutto per difendere i valori democratici.

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