Negli ultimi anni, l’attenzione verso la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al seno è cresciuta in maniera significativa, portando a un aumento dell’88% nella sopravvivenza delle pazienti a 5 anni dalla diagnosi. Nonostante questi progressi, i dati sull’adesione ai programmi di screening nelle diverse Regioni italiane evidenziano una situazione critica: solo il 55,4% della popolazione partecipa attivamente, con percentuali variabili tra Nord, Centro, Sud e Isole.Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio nazionale screening, ha sottolineato l’importanza di analizzare le cause di questa scarsa partecipazione per poter indirizzare politiche mirate a migliorare l’adesione e rendere più equi ed efficaci i programmi di diagnosi. La presentazione del policy brief di Europa Donna Italia alla Camera dei Deputati ha messo in luce la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica e coinvolgere le istituzioni nell’affrontare questa sfida.Il presidente della commissione Affari sociali della Camera, Ugo Cappellacci, ha ribadito che investire nella prevenzione non solo riduce i costi sanitari ma migliora anche la qualità della vita dei cittadini. La disparità tra le indicazioni della comunità scientifica riguardo all’estensione dell’età per lo screening mammografico (45-70 anni) e la pratica attuale (50-69 anni) evidenzia la necessità di un allineamento delle politiche sanitarie.Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, ha evidenziato come solo poche Regioni offrano lo screening nella fascia d’età consigliata dalla comunità scientifica e come chi presenta un rischio familiare non abbia accesso a percorsi preventivi dedicati. Le richieste delineate nel policy brief riguardano quindi l’ampliamento dell’età per lo screening mammografico, l’utilizzo di strumenti comunicativi più efficaci e la tempestiva identificazione dei rischi eredo-familiari.Un’analisi economica condotta da Altems Advisory e patrocinata da Europa Donna Italia ha evidenziato che l’allargamento della fascia d’età per lo screening comporterebbe un costo stimato intorno ai 140 milioni di euro. Tuttavia, questo investimento sarebbe ampiamente giustificato dall’impatto positivo sulla salute delle pazienti e sulla sostenibilità economica del Servizio Sanitario Nazionale italiano.In conclusione, è fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza sull’importanza della prevenzione del tumore al seno attraverso campagne informative mirate e politiche sanitarie volte a garantire un accesso equo ed efficace ai programmi di screening.
Migliorare l’adesione allo screening mammografico in Italia: sfide e opportunità
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