Sono state effettuate ulteriori analisi sulle impronte digitali rinvenute sulla scala della villetta, dove è stato trovato il corpo di Chiara Poggi. In particolare, sono state rianalizzate sei impronte non identificate che apparvero insieme all’impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio, ma che non sono state in grado di fornire una conferma definitiva sull’identità del possessore delle tracce.Gli esperti hanno utilizzato un approccio di esclusione per determinare che queste impronte digitali non appartengono a Sempio, né ai suoi parenti, né a Stefania Cappa, né agli amici del fratello della vittima Marco Poggi. Questo metodo ha comportato la valutazione delle impronte in confronto con quelle degli individui sospettati di essere coinvolti nell’omicidio.I consulenti Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, rispettivamente esperto del Ris dei carabinieri e dattiloscopista forense, hanno concluso che le impronte digitali su entrambe le superfici del portone di ingresso sono comparabili, ma non utilizzabili per una identificazione. Queste tracce hanno inoltre permesso agli investigatori di escludere ulteriormente le possibilità che Sempio e Stasi fossero coinvolti nell’omicidio.Tra queste impronte c’è quella del numero 10, rilevata sulla superficie interna del portone d’ingresso sull’anta mobile. Questa è l’impronta su cui gli investigatori hanno concentrato la loro attenzione fin dal 2020, ma non sono state fatte indagini biologiche per cercare eventuali tracce di sangue nel passato.È stata prevista un’indagine approfondita sulle impronte digitali con l’esecuzione di paradesivi genetici attraverso i dispositivi di rilevazione delle impronte dattiloscopiche recuperati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano.