Il destino ha intrecciato i loro cammini in un luogo inaspettato: il carcere Beccaria, baluardo di speranza e redenzione per giovani smarriti.
 Don Gino Rigoldi, figura guida per decenni nel tessuto dell’assistenza minorile milanese, ex cappellano del carcere minorile, si appresta a formalizzare un atto d’amore profondo e radicale: l’adozione di Hazem, 26 anni, uno dei tanti ragazzi che hanno trovato in lui un punto di riferimento.
 Hazem è il quarto giovane a unirsi alla sua famiglia allargata, un’entità complessa e dolorosamente segnata dalla perdita, ma animata da una resilienza inossidabile.
La vicenda si snoda tra un Tribunale e un passato tormentato.
Don Gino, pur desideroso di dedicarsi con rinnovata energia ai suoi progetti di reinserimento sociale, si ritrova gravato da un’indagine per omessa denuncia, derivante dagli eventi critici che hanno coinvolto il penitenziario di via dei Calchi Taeggi.
 Un macigno che, pur rallentandolo, non spegne il suo impegno costante verso i ragazzi vulnerabili.
La sua opera, silenziosa e capillare, ha toccato la vita di centinaia di giovani, offrendo loro la possibilità di ricostruire un futuro dopo esperienze traumatiche.
 Quattordici ragazzi vivono nella comunità che gestisce direttamente, un luogo sicuro dove ritrovare fiducia e dignità.
 La perdita di uno dei suoi figli adottivi, strappato via prematuramente da un incidente stradale, ha lasciato una cicatrice indelebile, ma non ha scalfito la sua fede nella possibilità di cambiamento.
Hazem incarna la fragilità e la forza di questa generazione.
Fuggito dalla Siria nel 2015, dilaniata dalla guerra, ha perso la casa, la famiglia, l’innocenza.
 La sua fuga è la testimonianza tangibile di un conflitto che ha spezzato vite e sogni.
 Oggi, grazie alla guida di don Gino, ha trovato una professione: è uno stuccatore, un mestiere che gli permette di dare forma e bellezza al mondo, dopo averlo visto ridotto in macerie.
 “Don Gino è stata la mia salvezza,” afferma con gratitudine, esprimendo il profondo senso di riconoscenza che lo lega al suo benefattore.
L’udienza in Tribunale è un momento cruciale, un passaggio formale che sancisce un legame già profondamente radicato.
 Sia don Gino che Hazem, accompagnati dall’avvocato Fabrizio Gnocchi, hanno espresso con chiarezza il loro desiderio di costruire un futuro insieme.
 Il consenso dei genitori biologici di Hazem e dei ragazzi già accolti nella famiglia di don Gino testimonia la solidità e l’universalità di questo progetto d’amore.
 Ora, la decisione finale spetta a un collegio giudiziario che dovrà valutare attentamente la complessità di questa situazione, bilanciando aspetti legali e umanitari.
L’atto d’adozione non è solo un gesto burocratico, ma un atto di speranza, un messaggio potente rivolto a tutti quei giovani che, come Hazem, cercano un porto sicuro in un mondo in tempesta.



                                    




