L’inchiesta milanese sulla brutale aggressione a una famiglia ebrea in un’area di sosta autostradale tra Milano e i Laghi ha portato all’identificazione di tre individui, attualmente considerati persone di interesse per le autorità.
Le indagini, condotte dalla Procura di Milano, si concentrano su un episodio di violenza verbale culminata in percosse, in un contesto che suggerisce una matrice di odio razziale, elemento aggravante cruciale nell’ipotesi di accusa.
Le dinamiche ricostruite dagli inquirenti rivelano un escalation preoccupante: dopo l’iniziale aggressione verbale, il padre, figura centrale dell’evento, sarebbe stato oggetto di un secondo, più fisico, attacco, presumibilmente finalizzato a forzarlo a eliminare le riprese video che documentavano gli insulti rivolti alla sua famiglia.
Questa coercizione, se confermata, potrebbe aggiungere ulteriori capi d’imputazione ai presunti responsabili.
Un elemento che ha sorpreso gli investigatori è l’apparente assenza di legami tra gli identificati e i gruppi di attivisti ProPal che hanno animato le piazze milanesi durante il conflitto israelo-palestinese.
L’analisi delle immagini diffuse e la comparazione con i partecipanti alle manifestazioni non hanno riscontrato corrispondenze, suggerendo che si potrebbe trattare di individui mossi da motivazioni individuali o appartenenti a gruppi di natura differente rispetto a quelli di matrice politica o ideologica comunemente associati a tali contesti.
La Digos (Divisione Omicidi Generali e Prevenzione dei Reati) ha trasmesso una prima informativa al Procuratore aggiunto Eugenio Fusco, coordinando il lavoro di analisi forense sui video e sulla localizzazione dei veicoli coinvolti.
La ricostruzione cronologica dell’evento si basa sull’esame minuzioso delle riprese, con particolare attenzione alle targhe e agli elementi che possano fornire indizi sull’identità e sulle intenzioni dei responsabili.
La famiglia aggredita, composta da padre e figlio di nazionalità francese, si trovava in un autogrill a Lainate quando è stata presa di mira.
La denuncia presentata alla Polizia stradale, pur descrivendo l’aggressione, non ha incluso la richiesta di referto medico, precludendo al momento l’applicazione dell’articolo relativo alle lesioni personali.
Questa omissione, sebbene non infici la validità delle altre accuse, potrebbe influenzare la gravità delle sanzioni applicabili.
L’episodio solleva interrogativi sulla capacità di percepire e denunciare atti di discriminazione e violenza motivata dall’odio, soprattutto in contesti in cui la paura o la vergogna possono dissuadere le vittime dal rivolgersi alle autorità.
L’indagine è in corso e punta a chiarire il contesto socio-politico che ha portato a questo atto di violenza e a identificare eventuali complici o istigatori.