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sabato 1 Novembre 2025

Archiviazione per La Russa, resta l’accusa di revenge porn

La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato, e l’amico discografico Tommaso Gilardoni, si conclude con l’archiviazione del filone investigativo relativo alle accuse di violenza sessuale.

La decisione, assunta dalla giudice per le indagini preliminari (GIP) di Milano, Rossana Mongiardo, si è concretizzata in accoglimento della richiesta congiunta delle sostituto procuratore Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro, ponendo fine a una fase cruciale dell’inchiesta scaturita dalla denuncia di una giovane donna di 22 anni.

L’archiviazione, tuttavia, non implica una completa assenza di conseguenze legali per i due giovani.

Pur venendo meno le accuse più gravissime di violenza sessuale, Apache La Russa e Gilardoni restano attivi in sede di udienza preliminare con l’imputazione di *revenge porn*.
Questo specifico reato, introdotto nel nostro ordinamento per rispondere alla crescente diffusione di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso della persona ritratta, si configura in due episodi distinti verificatisi durante la notte tra il 18 e il 19 maggio 2023.
La decisione di archiviare le accuse di violenza sessuale, pur basandosi su una valutazione approfondita delle prove raccolte, apre a diverse interpretazioni.
Potrebbe indicare che, pur in presenza di elementi che inizialmente avevano suggerito un quadro più grave, le successive indagini non hanno permesso di stabilire con certezza la sussistenza del reato di violenza sessuale oltre ogni ragionevole dubbio, requisito imprescindibile per la condanna.
L’imputazione di *revenge porn*, al contrario, si focalizza sulla violazione della privacy e sulla lesione della dignità della giovane donna, attraverso la diffusione non consensuale di materiale intimo.

Tale reato, sempre più rilevante nel panorama digitale e sociale, riflette una sensibilità crescente verso la tutela dell’immagine e della riservatezza individuale, soprattutto in un’era dominata dalla facilità di condivisione di contenuti online.
La severità delle pene previste per il *revenge porn* sottolinea l’importanza attribuita alla protezione dei diritti fondamentali e alla prevenzione di fenomeni di cyberbullismo e stalking.L’evoluzione del procedimento giudiziario evidenzia, inoltre, come la complessità delle dinamiche relazionali e la difficoltà di ricostruire con precisione gli eventi di una notte, possano influenzare significativamente l’esito delle indagini.
La vicenda solleva interrogativi importanti sulla corretta applicazione del diritto penale in casi di presunti abusi sessuali, e sulla necessità di rafforzare le misure di prevenzione e di contrasto a fenomeni di violenza di genere e di sfruttamento sessuale.

La vicenda, pur nella sua specificità, si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione verso la tutela dei diritti delle donne e la lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza.

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