La validità scientifica della perizia genetica prodotta nel caso Garlasco è stata oggetto di una revisione critica, sollevando interrogativi sulla sua attendibilità metodologica.
La stessa perita, Denise Albani, ha riconosciuto che l’analisi si fonda su dati documentali risalenti al 2014, circostanza che ne compromette la robustezza e l’aggiornamento rispetto alle successive evoluzioni delle tecniche di analisi del DNA.
La questione centrale riguarda l’interpretazione del materiale genetico rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi, la vittima.
Sebbene la corrispondenza, valutata in termini biostatistici, suggerisca una potenziale connessione con il profilo genetico di Andrea Sempio, la perizia non è in grado di distinguere tra un trasferimento diretto del DNA, derivante da un contatto fisico, e un trasferimento indiretto, mediato da superfici o oggetti.
Questo punto cruciale è stato approfondito dai consulenti tecnici della difesa di Sempio, i quali hanno elaborato due relazioni dettagliate che mirano a fornire un quadro più completo delle possibili fonti di contaminazione.
Le loro indagini si concentrano sull’individuazione di potenziali “oggetti vettore” capaci di aver trasferito il DNA in modo involontario.
L’elenco degli oggetti presi in considerazione è ampio e include elementi di uso quotidiano, come la tastiera di un computer, il telecomando della televisione, gli asciugamani da bagno e diversi utensili e superfici presenti in cucina.
L’importanza di questa distinzione è rilevante perché un trasferimento mediato da oggetti non implica necessariamente una partecipazione diretta di Sempio all’evento criminoso.
La presenza del suo DNA su tali superfici potrebbe essere spiegata, ad esempio, da un contatto precedente con la vittima o con gli oggetti stessi.
L’incidente probatorio imminente offrirà l’opportunità di sottoporre a verifica queste ipotesi e di valutare la credibilità delle diverse interpretazioni presentate dalle parti in causa.
La discussione si focalizzerà non solo sulla mera corrispondenza genetica, ma anche sulla ricostruzione del percorso che il DNA ha seguito per arrivare sotto le unghie di Chiara Poggi, e sulla possibile presenza di fattori esterni che ne hanno alterato l’integrità e la significatività.
La complessità dell’analisi, intrinsecamente legata alla delicata natura delle prove genetiche, richiede un approccio rigoroso e multidisciplinare, capace di coniugare competenze biologiche, chimiche e forensi.




