L’aumento delle pene detentive, sebbene percepito come una risposta immediata e rigorosa, non rappresenta una soluzione efficace per arginare il drammatico fenomeno dei femminicidi.
L’errata convinzione che l’inasprimento delle sanzioni possa fungere da deterrente, dissuadendo potenziali aggressori dall’atto violento, si rivela un’illusione, come sottolineato dal Presidente dell’Anm, Cesare Parodi, durante un convegno milanese dedicato al sovraffollamento carcerario e alla tutela della dignità umana.
L’ultimo femminicidio, tragico monito, solleva interrogativi pressanti sull’adeguatezza delle misure esistenti e sulla necessità di un approccio più complesso e strutturale.
La reazione del sistema giudiziario, pur essendo un elemento cruciale, costituisce solo una tessera di un mosaico molto più ampio.
La vera radice del problema affonda in dinamiche culturali profonde e, in maniera altrettanto significativa, in disparità economiche e sociali che intrappolano le donne in relazioni abusive, rendendole vulnerabili e limitando le loro opzioni di fuga.
Il fulcro di una strategia efficace risiede nella capacità di offrire alle donne percorsi di autonomia e resilienza.
Dotare le donne di risorse economiche, opportunità di formazione professionale e sostegno psicologico non è solo un imperativo morale, ma un investimento concreto nella prevenzione del crimine.
Quando una donna possiede la possibilità di costruirsi un futuro indipendente, la sua dipendenza emotiva ed economica dall’aggressore diminuisce drasticamente, erodendo il terreno fertile su cui si sviluppa la violenza di genere.
L’analisi deve estendersi oltre il singolo atto violento, investigando i fattori di rischio che contribuiscono alla perpetrazione del femminicidio: stereotipi di genere, modelli culturali patriarcali, scarsa educazione affettiva e la normalizzazione della violenza nelle relazioni.
Campagne di sensibilizzazione mirate, programmi di educazione nelle scuole e iniziative di empowerment femminile sono strumenti indispensabili per promuovere un cambiamento culturale duraturo.
Inoltre, è fondamentale rafforzare i servizi di supporto alle donne vittime di violenza, garantendo loro accesso sicuro a rifugi, assistenza legale e psicologica.
Un sistema di protezione efficace deve essere proattivo, non solo reattivo, intervenendo precocemente in situazioni di rischio e fornendo alle donne gli strumenti per riconoscere e interrompere cicli di abuso.
La lotta contro i femminicidi non è una questione di legge, ma una sfida culturale ed economica che richiede un impegno collettivo e un approccio multidisciplinare, centrato sulla dignità, l’autonomia e la sicurezza delle donne.








