L’immagine di un’auto, parcheggiata ai margini del paesaggio lombardo, di fronte all’imponente architettura dell’abbazia di Mirasole, alle porte di Milano, si è incrinata con un atto di sconsideratezza.
Carlo Borghetti, consigliere regionale, ingegnere e, soprattutto, figura di profonda dedizione alla musica sacra come maestro d’organo e compositore, ha scoperto con amarezza il finestrino posteriore della sua vettura violato, la sua borsa nera svuotata del suo prezioso contenuto: quattrocento spartiti d’organo, frutto di un percorso artistico e spirituale durato quattro decenni.
L’episodio, apparentemente un semplice furto, si rivela di significato ben più ampio, trascendendo la perdita materiale per toccare corde emotive e culturali.
Quegli spartiti non erano semplici fogli di carta; incarnavano un patrimonio musicale unico, un archivio di canti liturgici raccolti, trascriviti e creati con passione e maestria nel corso di una vita intera dedicata alla musica d’organo.
Ogni nota, ogni annotazione, rappresentava un tassello di un mosaico complesso, testimonianza di un legame profondo con la fede, la comunità e la tradizione musicale.
L’appello lanciato dal consigliere Borghetti sui social media, un grido di speranza e umanità rivolto ai responsabili, è un atto di coraggio e di fiducia nell’animo umano.
Non è un appello alla punizione, ma un’invito alla riflessione, un’esortazione a comprendere il valore intrinseco di un’opera che va ben al di là del suo prezzo di mercato.
La richiesta di restituire quegli spartiti non è una pretesa, ma un desiderio disperato di recuperare un pezzo di sé, un frammento di cuore.
L’episodio solleva interrogativi sul degrado del senso civico e sulla perdita di rispetto per il patrimonio culturale.
La musica sacra, in particolare, è spesso depositaria di tradizioni secolari e di un profondo significato spirituale, e la sua perdita rappresenta una ferita per l’intera comunità.
Il gesto di Borghetti, mettendo a disposizione il suo numero di telefono e la sua email, dimostra una volontà di dialogo e di riconciliazione, un’apertura verso chi, forse, non ha compreso l’importanza di ciò che ha sottratto.
È un atto di speranza che, se accolto, potrebbe trasformare un atto di furto in un’occasione di riflessione e di crescita umana, restituendo non solo degli spartiti, ma anche un po’ di fiducia nel futuro.