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martedì 4 Novembre 2025

Hannoun torna a Genova: contestazioni e azioni legali.

Il ritorno a Genova di Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione Palestinesi d’Italia, è stato segnato da una forte contestazione e un annuncio di azioni legali contro il provvedimento che lo aveva allontanato da Milano.

L’episodio, innescato da dichiarazioni rilasciate durante una manifestazione a Sesto San Giovanni, solleva complesse questioni legate alla libertà di espressione, alla gestione delle proteste e all’interferenza di potenze straniere.

Il provvedimento di allontanamento, emesso dal questore di Milano, si fondava sull’accusa di istigazione a delinquere, derivante da affermazioni relative alle esecuzioni di individui definiti collaborazionisti da parte di Hamas.
Hannoun, difendendosi, ha precisato di non aver né approvato né giustificato tali atti, ma di aver semplicemente descritto un processo storico, paragonandolo a eventi accaduti anche in Italia nel contesto del dopoguerra.
La sua frase “chi la fa, l’aspetti” è stata interpretata come una potenziale incitamento alla violenza, scatenando una spirale di polemiche e richieste di espulsione da parte di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
La vicenda si inserisce in un quadro più ampio di crescente tensione e polarizzazione del dibattito pubblico.

L’associazione di Hannoun è oggetto di accuse di antisemitismo e di sostegno finanziario a Hamas, accuse che Hannoun respinge con forza, sottolineando la natura semitica della comunità araba e l’invito rivolto alla comunità ebraica a partecipare alle manifestazioni.
La strumentalizzazione dell’accusa di antisemitismo, secondo Hannoun, mira a delegittimare l’intera protesta e a screditare chi sostiene il diritto internazionale.
L’episodio assume ulteriori connotazioni di rilevanza internazionale, dato che Hannoun è stato colpito da sanzioni statunitensi, nello stesso modo in cui Francesca Albanese, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Palestina, è stata penalizzata per le sue opinioni critiche nei confronti delle politiche israeliane.
Questa circostanza ha indotto Hannoun a lanciare un appello al governo italiano, sollecitando una difesa più attiva dei propri cittadini di fronte alle ingerenze di Washington. La questione solleva interrogativi sulla capacità dello Stato italiano di proteggere la libertà di espressione e di pensiero, soprattutto quando queste si discostano dalle linee guida imposte da potenze straniere, e sulla necessità di garantire la tutela dei diritti fondamentali in un contesto geopolitico sempre più complesso e conflittuale.

Il caso Hannoun, pertanto, si configura come un campanello d’allarme sulla fragilità dei diritti civili e sulla pressione esercitata da interessi internazionali nel dibattito pubblico nazionale.

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